[D&D - OdC] Darna

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Nardu
view post Posted on 11/9/2006, 20:13




* Il manoscritto sembra essere vecchio di secoli ma è discretamente conservato anche se rovinato.
Un piccolo libricino dalla copertina in pelle nera, ormai sbiadita, con numerosi solchi e qualche piccolo buco.
Le pagine sono ingiallite dal tempo, in molte di esse l’inchiostro è stato lavato via dall’azione degli elementi che le ha rese illeggibili. Molte altre pagine sono strappate in più punti o addirittura sembrano bruciate. In vari tratti si nota la mancanza di alcuni brani probabilmente causata dalla perdita di interi fogli.
Solo alcuni tratti sono leggibili chiaramente, scritti con una calligrafia minuta e veloce che man mano che si avanza con il libro diventa sempre più curata e precisa.*


Anno quinto dalla fine della Guerra dei Draghi e inizio della Seconda Era.

Giorno tre del mese della Quercia, sera tarda.

Oggi Brom è tornato a casa dopo aver viaggiato per diversi mesi; lui viaggia sempre per molto tempo in cerca di avventure o, come dice mia madre, in cerca di guai.
Il mio fratellone è un uomo possente, segnato da numerose battaglie ed esperto un una miriade di mestieri, dal cacciatore al fabbro, ma è anche una persona colta e intelligente.

Prima di partire per quest’ultimo viaggio si era fermato a casa per più di un anno e durante questo lungo periodo aveva avuto un’idea alquanto inusuale: mi aveva preso come sua allieva per insegnarmi l’arte della scrittura in modo, come affermò lui, che potessi sfruttare il mio grande intelletto.
Ero abituata a prendere lezioni da mio fratello, anche se solitamente si trattava di lezioni di caccia, di scherma o d’artigianato, e sempre lo seguivo con interesse e ammirazione: adoravo scoprire nuove cose e farne tesoro per azioni future. Mia madre non approvava che mio fratello mi insegnasse tutte quelle cose che, come diceva lei, non si addicevano ad una signora ed inoltre continuava a rimproverarmi per i piccoli furti, o scherzi come li chiamo io, che compio ogni giorno.
Imparare a leggere e scrivere non fu poi un’impresa così ardua e in poco tempo mi accorsi che Brom mi aveva dato la possibilità di accedere ad un mondo vastissimo e interessantissimo, il mondo della parola scritta: insegne, cartelli, lettere, libri, leggevo ogni cosa riuscivo a trovare e quelle più interessanti le trascrivevo per poi conservarle nel mio piccolo cassetto in camera mia.

Dopo cena, appena ebbe finito di raccontare una delle tante avventure con cui intratterrà il mio curiosissimo padre e mia sorella per giorni, Brom venne nella mia stanza e mi disse che aveva un regalo per me: questo diario!
“Scrivici ogni volta che puoi e che hai qualcosa che valga la pena ricordare, non scrivere cose inutili ma pensa che un giorno potrà servirti ricordare il passato o che qualcuno leggendolo scopra chi tu sia stata…” aveva detto dandomi quello che era un piccolo libro rilegato in pelle nera con le pagine sottilissime ma resistenti e aggiungendo subito dopo con un gran sorriso stampato sulle labbra “…e ti servirà per tenerti in esercizio così migliorerai quella tua calligrafia così poco curata!”
Mi era sempre piaciuto trascrivere le informazioni interessanti che leggevo ma ora ho qualcosa di più interessante ed utile da narrare e scrivere è diventato un divertimento insuperabile.


Giorno quattro del mese della Quercia, primo pomeriggio.

Ho gia sbagliato!
Oggi Brom, dando per scontata la risposta, mi ha chiesto se avessi gia scritto nel mio nuovo diario e subito mi ha informato “…i diari importanti hanno sempre una presentazione dell’autore all’inizio…”

Il mio nome è Eran, figlia di Darsco di Ugland, un piccolo villaggio a nord della Capitale. Sono passati a mala pena sette inverni dalla mia nascita ma mi piace sentire gli adulti ripetere che sono precoce per la mia età. Me la cavo molto bene nella lotta con i pugnali e con l’arco e adoro intrufolarmi nelle botteghe del villaggio di nascosto per prendere in prestito quello che mi serve e ogni volta che vengo scoperta riesco sempre a farla franca con le scuse più autentiche che si possano pensare. Ancora non ho deciso un lavoro, seguire le orme di mio padre fabbro è da escludere, anche se ho gia imparato molto sulla lavorazione dei metalli, e la donna di casa non fa assolutamente per me, sinceramente preferisco accudire ed addestrare animali come lo zio anche se il mio sogno è viaggiare come il mio fratellone. Come ho già scritto ieri adoro leggere e scrivere ma non credo…*Il foglio è strappato e mancano pagine*


Anno decimo della Seconda Era.

Giorno venti del mese del Guerriero, sera.

Quest’oggi sono andata in città con mio padre. Lui è solito recarsi al mercato che si tiene ogni anno in questo periodo nella capitale e io ho avuto il permesso di andare a visitare la Grande Biblioteca a patto che lo aiutassi con il trasporto delle merci.
Ho passato l’intera mattinata e parte del pomeriggio sotto un sole cocente nel caos della metropoli tra le urla dei vari mercanti e quando finalmente il babbo mi ha detto che potevo andare alla biblioteca e che ci saremmo ritrovati alla porta della città, che si trovava a poca distanza da dove stavo per andare, ringraziai le divinità con un sospiro.

La biblioteca era enorme vista da fuori e sembrava molto antica. Era la prima volta che ci andavo. Mi diressi subito verso l’entrata dove un grande portone in legno delimitava i confini del sapere. Ero agitatissima e una strana euforia mi avvolgeva.
Il portone si aprì a fatica e con un sonoro cigolio; l’interno era molto più buio rispetto all’esterno e ci vollero parecchi minuti prima che i miei occhi si abituarono alla mancanza della luce. Appena riacquistai la vista notai che un paio di occhi, nascosti da una paio di spesse lenti, mi osservavano da un po’. Prima di entrare nella vera e propria biblioteca, ricolma di scaffali che contavano centinaia di manoscritti l’uno, c’era una specie di cassiera che controllava il via vai della gente e dei libri. La massiccia donna dai lunghi baffi mi osservò per tutto il tempo che ci impiegai per attraversare il piccolo corridoi d’ingresso con uno sguardo incuriosito e allo stesso tempo minaccioso. Feci il possibile per ignorarla.

Il tempo si fermò all’interno di quel luogo affascinante. Mi dimenticai di tutto il resto vagando tra i vari scaffali, leggendo i cartelli che distinguevano gli argomenti trattati dai libri in ogni ala. Non ricordo quanti tomi dai titoli interessanti iniziai a leggere o semplicemente sbirciai prima di tuffarmi sul successivo.

Dopo un tempo indefinito mi ritrovai molto lontana dall’ingresso e anche se non sapevo di preciso qual’era la mai posizione non mi spaventai. Di fronte a me c’era il cartello più insolito che avessi mai visto. “Vietato l’ingresso ai visitatori non autorizzati!” Ovviamente ignorai il cartello e mi avventurai nello strano corridoio. Era molto più tetro degli altri e i libri erano pochi, sparpagliati e vecchissimi; inoltre portavano dei titoli che non riuscivo a capire o spesso erano senza titoli o a posto di quello che doveva essere il titolo c’erano strani simboli. Dopo alcuni metri di corridoio gli scaffali si aprivano creando una specie di cerchi all’interno del quale c’erano un tavolo rotondo in legno, ricoperto di libri, alcuni dei quali aperti, e alcune poltrone. Mi avvicinai al tavolo curiosissima e mi misi seduta sulla poltrona al centro. Di fronte a me un libro con la copertina nera, decorata da uno strano disegno di una donna che urla con un libro aperto tra le mani, avvolta da fulmini, mi invitava a prenderlo e leggerlo. Il titolo leggibile recitava “Gli Arcani Rivelati”. Lo afferrai ed iniziai ad aprirlo quando sentii dei passi provenire dal corridoio. Saltai subito giù dalla poltrona e inizia a correre con il manoscritto tra le braccia. Un attimo dopo sfrecciavo per il corridoio proibito quando sentii una voce grave alle mie spalle: “Che cosa ci fai qui?” Un uomo molto anziano dalla barba argentata lunghissima mi fissava con le sue lenti a mezza luna. In testa portava un buffissimo cappello a punta e indossava una lunga tunica blu intenso. Rimasi pietrificata nell’osservarlo e lui non accennava a muovere muscolo o ad aggiungere altre parole. Il silenzio ci avvolse per vari minuti. Solo gli occhi azzurri dell’uomo trapelavano qualche emozione ed erano l’unica prova che la figura fosse viva; subito il suo sguardo si puntò sul libro che stringevo al petto ma non aveva l’aria di uno che volessi rimproverarmi.
“Vai pure piccola, ma stai attenta a ciò che fai. La Magia è potente ma pericolosa!” senza capire il senso di quelle parole inizia a correre velocissima verso l’uscita nascondendo il libro sotto i vestiti…*Il testo diventa illeggibile a causa di una grande macchia unica d’inchiostro rosso scuro che ricopre le parole, sembra quasi sangue.*

Giorno ventuno del mese del Guerriero, pomeriggio presto.

Le parole di quello strano individuo mi hanno incuriosita tantissimo. Ho passato quasi tutta la notte e tutta la mattinata leggere quel libro e finalmente ho capito cosa significa quella strana parola che ha pronunciato il vecchio prima che io scappassi via. “Magia” aveva detto. È stupendo questo libro! Ho letto come si attuano un sacco di incantesimi e ho scoperto tantissimo sugli incantatori. Mi affascina questa magia e voglio saperne di più ma prima voglio provare a fare un incantesimo!


Giorno ventuno del mese del Guerriero, sera.

Mi sono procurata tutte le cose che erano scritte nel libro e ho imparato a memoria le parole da recitare. Ora sono pronta. Domani mattina andrò nella campagna con Shiba, la mia gattina, e la farò diventare il mio…famiglio! Sì, è così che lo chiama il libro. Resteremo legate per tutta la vita. Adoro la magia!!!

*Si nota l’evidente segno di numerose pagine mancanti.*


Anno quattordicesimo dell’Era degli Elfi o Seconda Era.

Giorno tredici del mese della Migrazione, notte inoltrata.

Non riesco a dormire. Oggi è stata una giornata orribile!
Stamattina, molte ore dopo l’alba, un gruppo di uomini è venuto a casa nostra. Mio fratello e mio padre erano a caccia quando accadde. Mia madre e mia sorella erano al piano terra a preparare il pranzo mentre io ero in camera mia, in compagnia di Shiba, a studiare un certo numero di manoscritti della biblioteca che trattavano di magia. Ormai ci vado spesso e ho letto un discreto numero di tomi proibiti.

Ero sdraiata sul letto con un foglio di pergamena su cui scrivevo appunti con un pennino mentre leggevo un libro proibito quando sentii la voce di mia madre che urlava qualcosa e subito dopo gli strilli di mia sorella terrorizzata. Volai giù dal letto, afferrai i miei due pugnali sotto al cuscino dopo di che uscii dalla stanza cercando di fare meno rumore possibile in modo da non tradire la mia presenza: volevo capire cosa stesse succedendo prima di farmi vedere.
Giunsi vicino alle scale, potevo sentire delle voci di uomini che parlavano tra loro e a volte ridevano. Avvicinandomi di più riuscii a scorgere mia madre. Dopo pochi attimi ero proprio sopra alla sala da pranzo e potevo vedere tutto. C’erano tre uomini armati e grossi che minacciavano la mamma che piangeva in un angolo abbracciando Elena, con i vestiti strappati. Uno di essi stava frugando tra i mobili della sala, un altro mangiava il nostro cibo preso dalla tavola apparecchiata mentre l’ultimo brandiva la sua grande spada verso la mia famiglia.

Decisi che dovevo intervenire per aiutarle e che dovevo farlo subito. Impugnando i due pugnali mi alzai in piedi e saltai giù dalla ringhiera in legno cadendo quasi addosso all’uomo che brandiva la spada. Durante la discesa mirai al collo del brigante e tentai di colpirlo con entrambe le mani armate.
Toccai terra, nello stupore generale, con la leggiadria di una piuma accompagnata dalla caduta del corpo della mia vittima che sanguinava: aveva un profondo taglio sul volto e uno alla gola sicuramente fatale.

Ad un paio di metri da me l’uomo che mangiava era completamente pietrificato e ne approfittai avventandomi su di lui. Saltai in avanti allungando le braccia in modo da infilare entrambi i pugnali nel suo petto dopodichè usai il suo corpo come superficie di appoggio per darmi una spinta con i piedi e ritornare in piedi, compiendo una capriola, voltata verso il terzo uomo.
Mia madre e mia sorella erano forse ancora più spaventate, ma la mia abilità con i pugnali e la mia agilità erano ben note a tutto il villaggio. Quello che videro inseguito le terrorizzò completamente.

Ero disarmata, i due pugnali erano nel corpo del mio ultimo avversario, e il terzo brigante stava per raggiungermi armato della sua mazza. Istintivamente compii i movimenti, recitando delle parole acquisite da tempo, che caratterizzavano un incantesimo ormai padroneggiato alla perfezione. Le ultime sillabe della frase avvolta da un arcano potere sentenziarono la rovinosa caduta del mio avversario che fu avvolto da un sonno profondo. Elena era pallida come la luna e non raggiungeva minimamente il chiarore di mia madre.

Giusto il tempo di girarmi quando vidi sulla porta una figura molto più grossa e minacciosa dei tre furfanti. Armato di due asce bipenni un uomo grande come un armadio si preparava alla carica. Non ebbi il tempo di riflettere e subito mi fulminò il pensiero l’immagine di uno degli ultimi incantesimi che avevo sperimentato. Recitai, senza esitazioni, le nuove parole di potere compiendo ampi movimenti con le mani. Questo intimorì un po’ il mio avversario che però non capendo al volo la situazione proseguì nella sua carica. La mia mano destra, protesa di fronte a me, venne avvolta da un’aura bianco-azzurra prima di divenire completamente gelida. Una piccola sfera di ghiaccio si materializzò dal nulla sospesa sul mio palmo e iniziò ad aumentare di volume fino a divenire più grande di una mela; a quel punto pronunciai l’ultima parola dell’incantesimo e il dardo gelato si scagliò ad un’immane velocità contro il petto del mio aggressore facendolo cadere all’indietro morto.

Quando dopo meno di un’ora mio padre e Brom tornarono a casa la mamma gli raccontò quello che era accaduto e come mi ero liberata dei briganti usando la magia. Agli occhi di tutti, tranne che di mio fratello, io ero una strega!
Chiamarono anche il capo del villaggio e altri membri importanti e se non fui bruciata al rogo lo devo al mio mentore, mio migliore amico, se non che fratello che convinse la gente a farmi partire in modo da potere andare lontana dal villaggio per non tornare mai più.

*L’inchiostro è slavato quasi ovunque a formare piccole chiazze come se…se ci fossero cadute sopra numerose gocce d’acqua.*


Anno ventesimo della Seconda Era.

Ultimo giorno del mese della Musa, sera.

Sono ormai passati otto lunghi anni da quando mio fratello Brom mi portò in questa torre dicendo “…qui abita un potentissimo mago. Mi deve un favore perciò ti istruirà nell’arte della magia, ti darà vitto e alloggio e si prenderà cura di te. Portagli rispetto perché ne è meritevole. Mi mancherai sorellina…”

Il primo giorno che mi vide, lo ricordo come fosse ieri, il mago di nome Beltasor mi diede un libro vuoto su cui avrei dovuto scriverci i miei incantesimi e anche se allora non capii ora so l’importanza di quel dono.
Nell’arco degli anni imparai a lanciare un numero infinito di incantesimi e fui istruita nel distinguere i vari tipi di scuole in cui si divide la magia: Invocazione e Necromanzia divennero le mie preferite.

Avevo solo sedici anni quando venni accolta nella torre dal padrone di casa ed ero poco più che una ragazzina che non sapeva nulla del mondo. Beltasor mi trattò come una figlia, istruendomi non solo nella magia ma anche nelle faccende della vita quotidiana e portandomi addirittura a visitare luoghi e città per farmi conoscere e studiare. Per me fu come un secondo padre e sicuramente migliore del primo che mi ripudiò. Sono sei anni che il mio nome non è più Eran e non sono più figlia di Darsco; ora sono Darna Artemis, allieva di Beltasor.

Ora il mio noviziato come maga è terminato e domani mattina ci sarà il mio esame finale. Speriamo bene.


Primo giorno del mese della Magia, tarda notte.

Non mi sarei mai aspettata un esame così duro. Ho dovuto eseguire per tutta la mattina degli esercizi che Beltasor mi proponeva dopodichè ho passato l’intero pomeriggio a scacciare e distruggere le sue evocazioni, di cui l’ultima era un demone gigantesco che per poco non mi ha uccisa, e come se non bastasse la sera ho dovuto duellare con il mio maestro in persona.

Ci siamo disposti nello spiazzo erboso vicino alla torre appena dopo il calare delle tenebre. Uno di fronte all’altra. Era ammessa qualsiasi magia e qualsiasi arma e avrei dovuto trattarlo come un vero avversario perché lui non avrebbe avuto pietà.
Il mago con la sua solita voce impassibile mi disse “…quando sei pronta, mia cara…” e subito tentai di attaccarlo con la prima magia che mi venne in mente. Utilizzando le formule più veloci che conoscevo evocai un gruppetto di dardi d’orati e luminosi che schizzarono a grande velocità verso Beltasor, ma questi con un gesto della mano fece comparire uno scudo invisibile che neutralizzò la mia offensiva.
Iniziai a correre verso di lui e all’ultimo momento notai che aveva invocato una sfera infiammata sul palmo della mano. Il colpo partì nella mia direzione a gran velocità. Ebbi giusto il tempo di reagire. Pronuncia le arcane parole e le mie mani divennero di gelo, le protesi in avanti a formare una barriera e tentati di respingere la sfera di fuoco. L’impatto fu duro ma resistetti senza subire danni.
Non ci fu un secondo di pausa perché vidi che tra le mani del mio maestro si stava concentrando un arco elettrico di altissima intensità; mosse i polsi e l’arco si protese nella mia direzione. Non sapevo come contrastare quel fulmine quando mi venne un’idea proprio un attimo prima dell’impatto. Presi due dei pugnali che avevo dietro la cintura e li scagliai con forza verso il mio maestro. Il fulmine mi colpì al petto e mi scaraventò alcuni metri indietro, ma svanì prima di procurarmi gravi folgorazioni. I miei pugnali avevano colpito alla spalla il mio maestro facendogli perdere la concentrazione necessaria per mantenere l’incantesimo.
Era il mio turno e non potevo farmelo sfuggire. Corsi verso di lui pronunciando alcune parole: era il mio asso nella manica! Beltasor si stava preparando a colpirmi con una serie di raggi roventi quando la mia figura si sdoppiò diventando cinque immagini uguali. Il mio mentore fu preso un attimo dal panico ma poi scagliò ugualmente il suo colpo distruttivo. Fortunatamente mirò ad una delle immagini illusorie e il colpo andò a vuoto colpendo il terreno che iniziò ad ardere per una vasta area. Ero vicinissima e impugnavo il mio pugnale preferito. Lo toccai con l’altra mano usando la punta di due dita pronunciando una parola di potere. La lama prese come vita e puntò da sola al bersaglio. Centrai Beltasor all’addome con un colpo letale della mia arma!

Il mio maestro mi guardò sorridendo e disse “Hai superato la prova!” e svanì. Rimasi terrorizzata all’idea di aver perso l’unica persona in cui confidavo.
Scoprii dopo pochi minuti che quella era una figura creata e controllata dal mio vero maestro che aveva assistito a tutta la lotta in disparte. In ogni caso avevo superato l’esame ed ero una maga a tutti gli effetti.


Anno ventitreesimo della Seconda Era.

Giorno quindici del mese dell’Abbandono, pomeriggio presto.

Stamattina ho incontrato l’uomo che mi ha offerto l’incarico: un mago molto anziano che vuole recuperare un antico libro da una tomba dell’Era passata. Io ho accettato visto che la ricompensa in denaro è molto alta, in fondo da tre anni il mio mestiere è questo di cacciatrice di tesori.

Appena finii il periodo di noviziato da Beltasor partii alla scoperta del mondo e in cerca d’avventura. Oltre alla mia infinita sete di sapere e di potere fu il mio mentore stesso a spronarmi con queste parole: “Un potente è colui che non smette mai di apprendere e migliorare le proprie capacità.” E quale lavoro poteva assetare la mia sete di conoscenza, la mia immensa curiosità e la mia voglia di girare il mondo meglio di questo?

Nella spedizione sarò accompagnata da un giovane che afferma di essere un curatore con disperato bisogno di denaro, un possente guerriero del sud con dei muscoli e una tenacia veramente notevoli, un prete che si è presentato utilizzando il termine ‘esorcista’ e il mandante della spedizione stesso.
Io offro i miei servigi per aiutare nella ricerca della posizione esatta della tomba e per decifrare eventuali iscrizioni utili, grazie alle miei ampie conoscenze, e come scopritrice di trappole in modo da poterle disattivare o almeno aggirare.

Andrò subito nella biblioteca di questa città a cercare ulteriori informazioni della tomba, anche se già ne dovrei conoscere la posizione corretta, e soprattutto informazioni sul libro che stiamo cercando, mi sembra l’abbia chiamato “il Tomo e il Sangue”.

*Una sequenza di pagine è illeggibile dato che sono strappate, sporche e stranamente attaccate tra loro.*


Giorno venti del mese dell’Abbandono.

E’ successa una cosa terribile. Sono rimasta sola in questa maledetta tomba! E non so dove andare!

Dopo la morte del guerriero del sud e dell’esorcista a causa di quell’esplosione e del curatore divorato da quegli zombi oggi è morto anche il mandate della spedizione. Stavamo esplorando il quinto piano della tomba quando abbiamo sentito dei passi alle nostre spalle, ci siamo voltati e di fronte a noi un gruppo di scheletri brandiva le armi minaccioso. Ho provato in tutti i modi a difendere il mio padrone perché sapevo che non aveva il denaro con sé e morto lui sarebbe stato difficile procurarselo ma non ci sono riuscita anche se ho facilmente difeso me stessa respingendo quei non-morti da dov’erano venuti grazie alle tecniche di necromanzia.

Purtroppo ora sono sola, rinchiusa in una tomba popolata da non-morti e ricca di trappole senza sapere da che parte sia l’uscita o da che parte sia il libro che siamo venuti a recuperare.

Purtroppo…*Il foglio diventa illeggibile.*

Giorno ventisette del mese dell’Abbandono.

Da ieri che ho recuperato il libro de il Tomo e il Sangue i non-morti sono diventati più frequenti e aggressivi e sono stata costretta a sfruttare tutto il mio potere magico per non soccombere. Proprio pochi minuti fa sono stata aggredita da due zombie che si erano avvicinati senza che me ne accorgessi. Fortunatamente conosco degli incantesimi per respingere i non-viventi dall’efficacia impressionante e devo a questi la mia vita.
Devo trovare un posto tranquillo per potere leggere questo che sembra un antichissimo manoscritto, forse può aiutarmi.

Giorno ventinove del mese dell’Abbandono.

Il libro contiene un sacco di utili informazioni per poter sfruttare il potere magico al massimo della sua potenzialità e nonostante sia utilissimo per respingere le ormai orde di non-morti che mi assalgono non riporta informazioni che potrebbero aiutarmi ad uscire di qui.
Dannazione! Sono disperata!

Giorno tre del mese della Rinascita.

Ho sentito delle voci e il rumore della battaglia nella tomba! Probabilmente altri predatori di tombe. Devo trovarli, forse sono la mia unica possibilità di andarmene di qui.


Giorno ignoto.

Non so quanto tempo sia passato. L’ultima cosa che ricordo è di aver visto da lontano il gruppo dei cercatori di tesori dopodichè sentii una fitta dolorosissima al torace, abbassai lo sguardo e notai che una lama rossa, sporca del mio sangue, usciva dal mio petto. Tutto divenne sfumato, poi bianco, poi il buio calò.

Il mio primo ricordo che segue quanto appena scritto è ancora più strano. Ero convinta di essere morta, ma invece rinvenni. Ero sdraiata a terra, avvolta da un cono di luce bianca, una strana sfera luminosissima scendeva verso di me. Un uomo avvolta da una tunica candida recitava un’infinita litania al mio fianco messo in ginocchio.

Quando rinvenni completamente mi spiegarono che un loro compagno in avanscoperta mi aveva colpita, scambiandomi per una minaccia, uccidendomi. Per mia fortuna tra loro una potente chierico aveva il potere di ridare la vita ai defunti e fu lui a resuscitarmi.

Mi unii a loro giurando loro di sapere dove l’antico manoscritto è celato e di conoscere come arrivarvi senza rischi. Ovviamente avevo mentito. Mi feci prestare la cartina che avevano disegnato man mano che penetravano nella tomba in modo da orientarmi e capire ove si trovasse l’uscita.
Dopo molte ora di viaggio, durante le quali li condussi per i percorsi più lunghi e impervi, decisero che era ora di accamparsi. Io non avrei dovuto partecipare ai turni di guardia, come unica donna del gruppo ero trattata con estremo riguardo e nei approfittai. Mentre tutti dormivano, tranne le due sentinelle designate, mi alzai di soppiatto dal mio giaciglio e con fare non curante mi avvicinai ai due uomini. Prima che si rendessero conto che ero armata i miei due pugnali avevano reciso le loro gole. Eliminai tutti gli altri componenti nel sonno, senza problemi, questo semplicemente per vendicarmi di quello che mi avevano fatto.

Ho dato fuoco al manoscritto. Ormai tutto quello che era scritto al suo interno fa parte del mio sapere e non voglio condividerlo con altri. Ora, usando la cartina del gruppo di predatori che ho eliminato, uscirò finalmente da questa tomba.

*Questo è tutto quello che si poteva leggere del diario. Il manoscritto è stato ritrovato 8000 anni dopo la sua scrittura, vista la datazione, nella tomba descritta negli ultimi giorni del racconto.*

Edited by Nardu - 18/9/2006, 13:57
 
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