Divinità Minore
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| Konstantinovič Romanov, Vladimir
“ Romanov, ai piani alti hanno bisogno di te. Dicono che domani due agenti dovranno partire e per quel momento ci sarà bisogno di qualcuna delle tue fialette: ricorda loro perché ti chiamano Cobra”. La persona che stava parlando era un uomo sulla cinquantina, dai capelli brizzolati e dai folti baffi. Indossava un’uniforme scura, che recava lo stemma dei servizi del Komitet Gosudarstvennoj Bezopasnosti, l’agenzia di sicurezza segreta russa e che indicava molto probabilmente un grado abbastanza elevato. La persona alla quale si era rivolta, invece, era un giovane sulla trentina, dai capelli corvini (legati sulla nuca) che arrivavano fino alle spalle, il cui ciuffo copriva uno degli occhi verdi. Indossava un camice bianco, sul quale recava lo stesso stemma dell’ufficiale. “Non c’è problema. Non vi ho mai deluso. Spero che anche la Madre Patria Russa si ricordi di me quando sarà il momento”. Romanov era uno dei discendenti dell’omonima famiglia reale, del ramo Kostantinovic. Cresciuto per diventare un soldato, ha scoperto la passione per la chimica, che ha coltivato nella più prestigiosa università russa. La sua passione, unita al lavoro, ha invece fatto emergere in lui un talento, che gli è valso poi il soprannome di Cobra Rosso. Assunto come chimico nel KGB, hanno scoperto che i veleni che produceva erano tra i più letali e quindi richiesti dal governo russo.
Un giorno, l’ufficiale che solitamente gli affidava quella che ormai chiamavano “la lista della spesa”, venne a chiedergli qualcosa di diverso: “Romanov, questa volta il Cobra dovrà uscire dalla sua tana. C’è bisogno che tu vada in missione. Partirai tra due settimane, preparati. Ti verrà consegnato il fascicolo riguardante la missione questa sera.
Due settimane dopo, il Cobra partì.
Il suo nome sarebbe stato Sergei Vanisli. Il suo compito? Fare il suo lavoro, il chimico. Il fascicolo indicava come bersaglio uno tra i maggiori chimici di fama europea, John Tale. Le informazioni dicevano che questo scienziato stesse per mettere le mani sulla formula che avrebbe permesso all’Inghilterra di creare il superuomo, e ovviamente la Russia non poteva permetterlo e quindi chi meglio di un chimico poteva riconoscere questa formula, carpirne i segreti e portarla tra le mani della Madre Patria? Avrebbe preso il treno alla stazione di Mosca, come una persona normale. Ma lui normale non era. Nella sua valigetta, che non perdeva mai di vista, aveva il necessario per uccidere ogni persona di quel treno molto, molto lentamente. Non era abituato a portarsi in giro il frutto dei suoi lavori, ma ai piani alti pensavano che sarebbe servito. Ma cosa ne potevano sapere loro? Il viaggio durò molte ore, nelle quali Vladimir, o per meglio dire Sergei, lesse attentamente il fascicolo studiando le abitudini, gli hobby, la parentela e ogni informazione che c’era su Tale. A una prima occhiata poteva sembrare una persona normalissima, con un normalissimo lavoro e una normalissima vita. Ma aveva qualcosa che non andava.. Doveva averlo. Quale motivo altrimenti per dotarlo di quegli armamenti? Di sicuro l’uomo grasso di fronte a lui non pensava minimamente che oltre alla valigetta e ai fogli che stava leggendo la persona anziana di fronte a lui avesse anche una pistola e una piccola cerbottana con delle altrettanto piccole freccette. Forse erano per autodifesa, chissà.
continua
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