| Giorno Quarto del Nono mese.
Al mattino, poco dopo l’alba, Dyred fu svegliato in modo molto brusco dall’elfo della gilda delle ombre. L’enigmatico individuo dalla pelle verde rimase a guardare l’uomo mentre si preparava e raccoglieva le sue cose con uno sguardo indagatore e minaccioso. Quando lo stregone fu pronto Draugnim gli fece segno di seguirlo senza pronunciare parola o senza dare cenno ad alcuna spiegazione sulle motivazioni di quello strano comportamento. Durlach, che li aveva osservati mentre uscivano dalla stanza da letto, si fece scappare un ghigno: lui sapeva.
Quando giunsero nella sala principale della gilda il silenzio che era calato tra i due neo-compagni fu rotto dalle enigmatiche parole dell’elfo che parlò dando le spalle al suo interlocutore “Desideri entrare a far parte della gloriosa Gilda delle Ombre Eroiche del Crepuscolo?” Dyred colto alla sprovvista rifletté un attimo sulle conseguenze che avrebbero potuto derivare dalla sua risposta ma poi rispose senza ombra d’esitazione nel tono della voce “Ne sarei onorato.” “E quindi sei pronto ad affrontare una prova d’ammissione?” lo incalzò l’elfo che si era girato per guardare negli occhi lo stregone-chierico. “Sono pronto!” fu la risposta del guerriero virtuoso.
Il druido prese un piccolo drappo di stoffa rossa e se lo legò alla cintura sul lato sinistro, dopodichè impugnò i suoi due spadoni, uno ereditatogli da Nardu, il suo vecchio amico defunto, e disse “Devi colpire con la tua arma il pezzo di stoffa che porto alla cintura, ma attento perché io no starò fermo a guardare!” All’udire queste parole Dyred prese in mano il suo cilindro in avorio e oro e, richiamando gli arcani poteri racchiusi nell’arma, fece materializzare la lama di luce. Lo scontro ebbe inizio: lo spazio era ridotto e le possibilità di movimento per i due guerrieri ridottissime ma nonostante ciò non mancavano gli affondi improvvisi e i fendenti distruttivi. Ogni volta che Dyred tentava di colpire il drappo rosso Draugnim intuiva la sua mossa, grazie ai suoi riflessi repentini, e prontamente parava o schivava l’attacco per poi contro-ribattere con le sue lame. I colpi dell’elfo, quando andavano a segno, colpivano con il piatto delle lame in modo da non provocare ferite gravi nell’aspirante membro della gilda, ma nonostante ciò ogni colpo andato a segno era una profonda lacerazione nell’orgoglio del chierico che si impegnava con tutto sé stesso. La maestria degli elfi nell’uso della spada era ben nota a Dyred ma il suo avversario dimostrava un’abilità fuori dal comune, accentuata dal fatto che l’elegante guerriero riusciva ad impugnare contemporaneamente due spade di dimensioni enormi, che da un qualsiasi altro individuo sarebbero state impugnate a due mani, mantenendo un controllo impeccabile dei colpi.
Il chierico, che non si fece scoraggiare, ma anzi fu stimolato dall’abilità dimostrata dal suo avversario, decise di utilizzare l’astuzia. La strategia fino a quel momento utilizzata dal nobile combattente era stata quella di tentare di colpire il drappo legato al fianco sinistro ma ciò non aveva grande successo dato che i suoi colpi erano facilmente prevedibili e la traiettoria scontata. Ad un tratto, come notò l’elfo alto, lo sguardo di Dyred mutò e assunse un’espressione decisa e dura. Il chierico si lanciò in un velocissimo e improvviso fendente laterale, ovviamente mirato al lato sinistro dell’avversario e quindi al drappo. Draugnim, per nulla colpo alla sprovvista dalla repentina mossa, assunse con tranquillità la posizione difensiva più adatta preparando gia il contrattacco più rapido e preciso. Purtroppo per l’elfo, lo stregone lo aveva ingannato e un attimo prima di raggiungere il bersaglio del colpo e cozzare inevitabilmente con la lama posta a difesa dell’avversario, virò su sé stesso dando per un istante le spalle all’avversario e mirò al fianco opposto di Draugnim, quello senza drappo, completamente privo di difese. Il colpo fu decisamente inaspettato e il druido non ebbe il tempo di difendersi.
Dyred era ricorso ad una proprietà della sua magica arma, che non poteva nuocere a nessun tipo di vivente che non covasse sentimenti malvagi nel proprio cuore, puntando alla purezza dell’animo del suo avversario. Come si era aspettato lo stregone, la magica lama penetrò nel fianco destro dell’elfo attraversandolo per tutta la lunghezza del busto fino al fianco sinistro, senza però provocargli alcun tipo di ferita. Nonostante ciò la prova si dimostrò superata visto che la lama di luce, dopo aver attraversato il corpo del guerriero-druido, colpì in pieno il drappo tagliandolo in due parti. L’elfo, come consuetudine nella sua gente, non pronunciò alcuna parola per complimentarsi ma dopo aver riposto le proprie armi accennò un breve inchino.
Darna quando si svegliò si accorse di essere osservata. Fingendo di non essersi accorta di nulla si alzò dal letto e iniziò ad indossare la propria armatura. “Ti serve qualcosa Durlach? Sai che è maleducazione spiare una ragazza mentre si veste?” disse con un tono scherzoso la ladra. “Ho nascosto un papiro di lino questa notte da qualche parte in quest’edificio. Se lo recuperi potrai entrare nella Gilda delle Ombre Eroiche del Crepuscolo!” si limitò a rispondere in modo pacato il ladro. “E chi ti dice che voglio entrare nella TUA gilda Durlach?” ridacchiò la maga voltandosi verso il suo interlocutore, che in un angolo della stanza avvolto, dal suo nero mantello che lo nascondeva quasi completamente facendolo sembrare una semplice ombra, la osservava intensamente. “Vediamo quanto sei abile ragazzina!” rispose con tono di sfida l’attuale responsabile della gilda senza cambiare espressione del volto. In realtà voleva solo stuzzicare la giovane per valutarne le reali capacità anche se non dubitava che sarebbe riuscita a portare a termine la prova.
La maga, udendo quelle parole di sfida, cambiò immediatamente espressione e legandosi alla cintura il suo cilindro, molto più grande rispetto a quello di Dyred, in ebano nero e oro si diresse verso la porta aprendola, ma prima di uscire disse senza voltarsi con il tono che gli assassini usano con le loro vittime prima di finirle “Conta fino a trenta…se ne sei capace ovviamente.” Un istante dopo Darna era uscita dalla stanza chiudendosi la porta alle spalle. Durlach, che riteneva impossibile che la giovane riuscisse a scovare il papiro accuratamente nascosto nel misero tempo che ci sarebbe voluto per contare come gli era stato suggerito, considerò le parole della ladra come una semplice provocazione dettata dalla furia ma nonostante ciò la sua mente iniziò, involontariamente, a portare il conto dei secondi che passavano covando segretamente la speranza che trenta secondi non sarebbero stati sufficienti.
Nella mente del ranger-ladro scorrevano ormai inesorabili i numeri “27…28…29…” e quando giunse il quasi ambito traguardo, Durlach si fece sfuggire un sospiro di sollievo “…e 30!”: almeno avrebbe potuto rinfacciare alla ragazza di aver osato troppo anche se non voleva infierire su di lei in modo eccessivo. Avvolto da questi pensieri il giovane ebbe un soprassalto quando udì una voce familiare provenire dal suo fianco. “Guarda che sono qui da ore ormai! Possibile che non ti decidi a degnarmi di uno sguardo?” Darna era appoggiata al muro al fianco del suo mandante, che non si era nemmeno accorto dalla sua presenza, stringendo in mano il papiro: lo aveva recuperato in molto meno di trenta secondi. Durlach, inghiottì il sapore amaro dell’umiliazione, ma era felice perché il suo intuito non si sbagliava: aveva trovato un valido membro per la sua gilda. Uscì dalla stanza sogghignando sommessamente senza nemmeno controllare l’autenticità del papiro che la maga-ladra stringeva tra le mani non dubitandone.
Darna si stava dirigendo alla sala da pranzo, dato che Durlach le aveva detto che aveva una cosa importante da comunicare sia e lei che a Dyred, quando sentì bussare la porta. Dato che solo lei si trovava in quel momento nella sala principale andò ad aprire.
“Salve, è questa la sede delle Ombre del Crepuscolo?” disse lo strano individuo sulla porta. “Chi sei e cosa vuoi?” lo aggredì la ragazza senza molti complimenti. “Sto cercando le Ombre del Crepuscolo. Mi manda Zartas. Posso entrare?” “Dovrei chiedere al responsabile della gilda…” accennò la giovane donna con un sogghigno sbattendo la porta in faccia al suo interlocutore pensando tra sé e sé “non sono ancora un membro ufficiale delle Ombre e quindi ciò non è di mia competenza…”
Non fece in tempo a fare alcuni passi quando sentì nuovamente bussare alla porta e questa volta con più energia. “Nuovamente salve…” stava dicendo un degno rappresentate della razza dei nani coperto da una pensate armatura di ottima fattura e armato di due stranissime spade che Darna non riconobbe, lo stesso individuo di un attimo prima. “Devo parlare con il responsabile della gilda: attendi qui!” quasi urlò Darna con tono isterico, interrompendo il nano e sbattendo nuovamente la porta in faccia al proprio interlocutore.
La ladra era quasi giunta alla porta della sala da pranzo quando sentì per la terza volta bussare alla porta, ma stavolta non accennò neppure a tornare indietro pensato “Che quel nano sia maledetto!!!” Draugnim, che aveva sentito per due volte sbattere la porta, si diresse ad aprire incuriosito. L’elfo si trovò di fronte la bizzarra figura dell’uomo che aveva fatto loro da guida nel piano in cui li aveva relegati il responsabile dell’ordine dei paladini ma non ebbe il tempo di parlare perché una voce alle sue spalle gli disse “Falli entrare e tienili d’occhio. Pensiamo dopo a loro. Prima devo parlare a Darna e Dyred.” Draugnim seguendo le parole dell’amico Durlach fece entrare l’uomo e il nano e impugnando i suoi due spadoni li puntò al collo dei suoi ospiti intimandogli di nono muoversi e non parlare fino al momento in cui i suoi compagni non sarebbero tornati nella stanza.
Nella sala da pranzo i due compagni originari della Seconda Era attendevano le parole del ladro, attuale responsabile della Gilda delle Ombre Eroiche del Crepuscolo. “Avete superato le nostre prove di ammissione, quindi se lo desiderate potrete diventare ufficialmente dei membri della nostra gilda a partire da ora!” La maga e lo stregone si guardarono per un attimo prima di rispondere all’unisono “Accetto!” Un ampio sorriso si dipinse sul volto del ranger che li accolse con un caloroso, anche se ormai solo formale, benvenuto.
Le tre Ombre tornarono nella sala principale dell’edificio giusto per assistere al tentativo di ribellione nei confronti dell’elfo da parte dei due inaspettati ospiti. “E’questo il modo di trattare un ospite?” stava urlando il tozzo nano. “Un ospite che vi ha salvato la vita…” aggiunse con poca enfasi l’altro individuo. “Visto come tu hai trattato noi è gia un miracolo che ti abbiamo fatto entrare!” rinfacciò Darna al monaco psionico che accusò l’offesa. Draugnim ad un gesto della mando di Durlach ripose le armi e indietreggiò di alcuni passi. “Chi siete, ma soprattutto cosa volete da noi?” disse Dyred, che fino a quel momento era rimasto in disparte in silenzio. “Il mio nome è Brothor e sono un caro amico di Zartas il paladino. Mi ha mandato lui qui dicendomi che vi sarei stato utile nel viaggio che state per affrontare.” disse il nobile nano gonfiando il petto. “Anche io sono stato mandato da Zartas per darvi una mano…” dichiarò con riluttanza l’individuo con un occhio solo. “E qual è il tuo nome?” lo incalzò la ladra. “Il mio nome non è affar tuo!” rispose a tono il riservato individuo. “E allora puoi anche uscire da quest’edificio.” lo minacciò Durlach con tono autoritario. “Eronor, soddisfatti?” concesse il monaco dopo alcuni istanti d’esitazione.
Proprio in quel frangente la porta si spalancò ed irruppe nella stanza Zartas. “Ciao Zarty!” lo salutò Darna con un ampio sorriso. Il paladino alquanto imbarazzato da una tale accoglienza rispose in modo formale “Salve a te Darna e salve a voi Ombre…” per poi rivolgersi agli altri due individui “…e salve a voi amici miei.” “Coma mai hai contattato questa gente? Io ti avevo promesso un aiuto da parte della mia gilda ma solo perché sapevo che partivi da solo…” si informò Darna. “Avremo bisogno del loro aiuto!” si giustificò il chierico-paladino. “Se noi ti aiutiamo nella tua impresa tu poi accompagnerai noi nelle terre degli elfi?” chiese con apprensione Draugnim. “Se torneremo sani e salvi a casa sarò ben disposto a darvi una mano.” dichiarò Zartas “In ogni caso dobbiamo anticipare la partenza: stanotte ci troveremo alla locanda del Bue Mozzato!” “Non ti devi preoccupare, ci saremo.” lo rassicurò Durlach. “Siete sicuri di volermi seguire? I rischi sono molti e potreste subire dei profondi cambiamenti in voi stessi a causa di quest’esperienza…” li ammonì il valoroso combattente dal cuore nobile. “Non ti preoccupare, verremo!” esordì Dyred assetato di avventura e spinto dalla curiosità.
Durante il pomeriggio Darna, Durlach Dyred girarono la città visitando numerosi sarti e fabbri. Il risultato del loro impegno fu mostrato all’elfo, che era rimasto alla gilda a vegliare, quando tornarono sul far della sera. Avevano fatto creare quattro coprifronte con una targhetta in cui era stata inciso il simbolo della gilda, quello ideato e disegnato molti mesi orsono dal druido Drazius che ormai era tornato nella sua patria natia. Durlach si pose il copricapo sulla fronte in posizione obliqua in modo che gli coprisse un occhio, garantendogli un’aria molto minacciosa. Dyred legò lo stemma al polso in segno di rispetto. Darna se lo sistemò al collo come fosse una collana. Draugnim se lo legò alla fronte in modo tradizionale facendolo coprire in parte dai suoi lunghi capelli che gli cascavano quasi sul volto.
Brothor ed Eronor avevano atteso nell’atrio della gilda impazienti di partire.
Poco dopo il tramonto i sei avventurieri stavano per uscire, diretti alla locanda del Bue Mozzato, quando trovarono sulla porta il paladino Zartas che li attendeva. “Siete pronti a partire?” chiese senza attendere risposta ed uscì in strada. Il gruppetto, pronto ad affrontare il lungo viaggio, lo seguì ma tutti rimasero a bocca aperta dinanzi a ciò che trovarono: nessuno si sarebbe mai aspetto una cosa simile.
Cinque stupendi esemplari di grifone, un unicorno e un piccolo drago verde attendevano docilmente in strada l’arrivo dei loro cavalieri. I presenti rimasero numero istanti indecisi sul da farsi occupati ad osservare la meravigliosa scena che si presentava loro: erano sette creature stupende e rarissime e il pensiero che stessero aspettando proprio loro li rallegrava decisamente.
Zartas senza dare spiegazioni si diresse verso un grifone e gli salì in groppa senza che quest’ultimo opponesse nessun tipo di resistenza. Invogliati dalla dimostrazione del paladino anche gli altri fecero per avanzare ma si accorsero che erano la creature a scegliere il proprio cavaliere. Darna fu affiancata dal piccolo drago mentre Dyred fu scelto dall’unicorno. A tutti gli altri si affiancò un grifone.
Senza alcun comando gli animali iniziarono a sferzare l’aria muovendosi ad una velocità imparagonabile e in una notte raggiunsero le foreste a sud di Bretonnia, non molto lontano dal luogo d’origine di Nardu e Durlach, regno degli elfi silvani. Il paesaggio durante il viaggio era stato sfumato e indistinto a causa dell’alta velocità e nessuno si era accorto del loro passaggio.
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