[Sine Requie - Recall] Introduzione

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DELT4
view post Posted on 27/3/2013, 15:37




PROLOGO

13 Settembre 1943
La 5th Divisione di fanteria britannica viene mandata nel Sud Italia per aiutare la resistenza antinazista.

03 Gennaio 1944
La 5th Divisione subisce ingenti perdite nella battaglia di Campobasso e si ritira verso l'Avamposto di Avellino.

07 Febbraio 1944
Muore il Comandante Roland Mc Farland per una ferita da arma da fuoco al ventre, gli succede il Tenente Erik Larson

25 Marzo 1944
La 5th passa da Divisione a Compagnia vista la quantità di deceduti.

15 Aprile 1944
La 5th Compagnia si riunisce in un piccolo avamposto nel lazio con le forze Alleate.

18 Marzo 1944
Una chiamata urgente degli alti vertici inglesi manda un comunicato alle truppe stanziate in tutto il mondo dove si richiede il ritorno in patria immediato. Vengono messi a disposizione aerei cargo nei principali aereoporti.

4 Giugno 1944
La 5th Compagnia raggiunge l'areoporto di Roma e riesce a prendere un Armstrong Whitworth Albemarle che partirà il giorno dopo per il ritorno in patria.

6 Giugno 1944 (3 P.M.)
La Compagnia sta per atterrare a Londra quando gli si para davanti una situazione inquietante. La città è un cumulo di incendi e la guerra incombe ovunque. Si decide di atterrare più avanti.

6 Giugno 1944 (10 P.M.)
Il pilota trova un buon posto vicino a Dover e fa attraccare l'aereo.



La Genesi

Notte del 6 Giugno 44'
Una volta atterrati a Dover la situazione ci parve quasi innaturale, non si sentiva il rumore di nessuna arma da fuoco, e il silenzio era più che palpabile. Preparammo un accampamento di fortuna con i pochi mezzi a nostra disposizione.
Solo dopo qualche minuto notammo il dettaglio più strano, non vi erano persone in quel posto, e dire che quando avevo passato il mio addestramento ero proprio in quella cittadina.
Avremmo indagato con il sorgere del sole.
Ma le notizie non tardano mai ad arrivare e quando qualcosa può andare male devo ricordarmi che lo farà. Aveva proprio ragione il mio compagno d'arme.
Pace all'anima sua, mancherai a tutti noi Murphy...
Dall'ombra dei riflettori vedemmo un'ombra avvicinarci a noi, camminava lenta con circospezione, mi avvicinai io che ero di ronda identificandomi e intimandogli di fermarsi.
Sembrava non ascoltarmi.
Mi fermai. Il cuore cominciò a battere in maniera frenetica, che i Nazisti fossero arrivati fin qui?
Ma il frenetico battito si tramutò in un sussulto quando quell'empia figura oltrepassò il fascio di luce.
Aveva gli occhi di un colore nero, rigati per tutta la loro grandezza da rigoli di sangue, su tutto il corpo un aggrovigliamento di filo spinato che lacerava la pelle. Nella mano destra cingeva un pezzo di lamiera arrugginita che stringeva con una tale foga da entrargli nella pelle.
Non ebbi la forza di urlare, ciò che rimaneva dei suoi vestiti dimostravano chiaramente quella che doveva essere un'uniforme britannica, ma era lorda di sangue, fori di proiettile la passavano da testa a piedi, non era possibile.
Quello che al tempo ho definito mostro si mise a correre verso di me, con una lingua di bava che usciva copiosa da cio che era la metà di una mandibola, feci a mal'appena in tempo a urlare prima di accorgermi che era sopra di me, si stava nutrendo del mio corpo.
I miei compagni si destarono e innorriditi da cio che stavano vedendo, rimasero esterefatti. Poi si avventarono su di lui che ormai nonostante mi dimenassi aveva gia tolto cio che era la mia gamba destra.
Li vidi sparagli più e più volte senza ottenere alcun risultato, non sembrava comandato dalla vita e la coscienza di un essere umano, ma dalla fame e da una cieca ferocia.
Continuò a muoversi perfino dopo che gli fu decapitata la testa, perfino gli arti mozzati si muovevano onostante fossero separati dal resto del corpo, decidemmo di bruciare i suoi resti.
Ma quando riprendemmo un barlume di lucidità, dall'ombra le figure che vedemmo erano decine, centinaia forse, incominciammo a sputare tutte le munizioni che avevamo su quell'orda senza coscienza, fu tutto inutile.
Arretrammo dentro l'aereo, ma su 34 che eravamo, ne rimasero 13.
Passammo tutta la notte cercando inutilmente di dormire, inorriditi da cio che avevamo visto, con disumani mugolii e colpi tutto intorno a noi.


Mattina del 7 Giugno 44'
All'alba la situazione non era cambiata, nessuno era riuscito a dormire e la ferocia di coloro che sembravano essere morti non si era placata.
Accendemmo la radio dell'aereoplano nella speranza di una comunicazione, cosa che non avevamo trovato per tutto il periodo in volo, e solo dopo qualche minuto captammo una trasmissione a corto raggio, che proveniva dalla base di comado ad un Km di distanza sulla nostra posizione.
Richiedeva a chiunque fosse in ascolto di dirigersi li per dare supporto alle truppe gia stanziate, sia nella difesa che nella gestione dei civili. Decidemmo di andare li, provammo a mettere in moto l'aereo, ma i morti si erano arrampicati sui motori, non permettevano l'accensione delle pale. Non ci restò che inviare un segnale di soccorso e rimanere lì, in attesa.
Nessuno venne a soccorrerci, rimanemmo dentro l'aereo per due giorni.


Pomeriggio 10 Giugno 44'
Il pomeriggio del secondo giorno i rumori svanirono, restarono solo i mugolii e dai piccoli oblò notammo che l'orda di morti si era fermata, era li immobile, come aspettando la nostra inesorabile fine.
Dal gruppo venne fuori quello che sembrava piu di tutti essere un uomo, si aggirava tranquillo fra loro. Si avvicinò all'aereo e chiese chiamandomi per nome a me di uscire.
Impaurito come mai nella mia vita lo assecondai, mi disse di raggiungere l'avamposto che stava trasmettendo il segnale e che saremmo stati un ingrato bottino con la nostra codardia. Mi disse di partire subito...
Non ci pensammo due volte e ci fiondammo correndo come folli.
Al nostro passaggio un enorme orda di morti si aprì per lasciarci passare, ma si vedeva nelle loro pseudo espressioni che sarebbe stata solo una cosa temporanea.
Ci mettemmo dieci minuti per arrivare all'avamposto, appena videro i nostri ci accolsero molto benevolenti scusandosi di non aver potuto fare nulla per rispondere alla nostra richiesta di aiuto.
Pensavano di essere al sicuro... Non sapevano cosa gli aspettasse.
Avevano dei mezzi militari, e visto il mio grado me ne feci dare uno, dovevamo scappare da quel posto, ma nessuno ci volle seguire, dicendo che quello era un posto sicuro, allora gli raccontammo tutto, e nn fecero altro che mettersi a ridere copiosamente dandomi del folle.
Ma io non sono pazzo. No. Non sono un pazzo. So cosa ho visto.
Decidemmo di andare verso Londra, e in caso di spostarci ancora più a nord, di fare una piccola comunità fortificata sulle colline, e da li ricostituire ciò che poteva chiamarsi un abbozzo di civiltà. Non saremmo mai dovuti passare per Londra.


Tramonto 12 Giugno 44'
Arrivammo alla periferia di Londra, non ci avvinammo nemmeno al centro sempre ammesso che ce ne fosse ancora uno. Avevamo visto dei bagliori nel cielo ma mai avremmo immaginato fossero missili che hanno raso al suolo gran parte della città.
La quantità di morti era impressionante.
Decidemmo di andare alla nostra vecchia base di addestramento, distava solo un giorno di viaggio da qui, sperando di trovare la benzina per continuare a fare il viaggio corazzati. E non alla mercee della cosiddetta fame.


Mattina 13 Giugno 44'
Il viaggio andò inaspettatamente bene. Evidentemente quelle bestie per adesso preferivano rimanere nei centri urbani più grandi. Probabilmente per la quantità di cibo.
Arrivammo alla base di Birmingham ed eravamo increduli nel vedere ciò che avevamo davanti. C'erano cadaveri ovunque, militari e civili, gruppi di cadaveri dati alle fiamme e altri completamente fatti a pezzi. Il tutto si muoveva ancora in modo malsano.
Non trovammo nessun sopravvissuto li ad attenderci, ma riuscimmo a penetrare nella base da un'entrata secondaria. Lì prendemmo armi di ogni taglia e calibro, benzina e mezzi piu o meno corazzati. Creammo una piccola carovana e muovemmo verso nord.

23 Giugno 44'
E' già qualche giorno che vaghiamo senza meta per queste terre perdute e ormai dimenticate da dio.
Il peso di aver abbandonato quel gruppo di persone e di non esser rimasti a combattere con loro sta diventando incessante, non facciamo altro che scappare ormai, non facciamo altro che fuggire dai morti che vediamo. Prendiamo con noi più sopravvisuti possibile, ma ogni giorno che passa ne troviamo sempre meno. Non siamo stati altro che codardi.
Ma adesso è arrivato il momento di rimediare.



NUOVO INIZIO

11 Novembre 1951
Abbiamo trovato un piccolo villaggio sperduto sui monti, da un cartello diroccato sembra chiamarsi Leeds.
Una volta arrivati qui non trovammo ne morti ne sopravvissuti e abbiamo creato un campo ben fortificato. Adesso lo usiamo come quartier generale, trasmettiamo tutto il giorno una comunicazione di soccorso, e mandiamo in giro personale per raccattare sopravvissuti, munizioni, viveri e generi di prima necessità.
Gli attacchi dei morti sono abbastanza frequenti, ma mai decisivi per farci realmente preoccupare.
Oramai è più di un anno che ci siamo stanziati, e contiamo più di 70 persone.


29 Febbraio 1956
Era pomeriggio quando si avvicinò una figura al nostro cancello. L'unica parola che proferì fu: ERIK LARSON? Sentii il sangue raggelarsi nelle mie vene...
Riconobbi subito la sua voce funesta, era la stessa che sentii 12 anni prima al nostro arrivo in queste terre maledette.
Mi guardo con sguardo truce e incominciò a parlare una cantilena che sembrava provenire dall'inferno:
- Già una volta mi siete sfuggiti ma ora che siete un ambito bottino questa cosa non può ricapitare. La vostra inettezza è passata a lungo inosservata per queste che sono le mie terre. Mia è l'inghilterra e voi siete solo sgraditi ospiti, e come il più insignificante dei pruriti vi dibellerò da questo luogo.
Le sue parole arrivarono al mio cuore, già una volta scappammo, ma questa volta non servirebbe a nulla. Le persone che erano sulla cinta muraria sentirono tutto e vidi il terrore nei loro occhi.
- IO sono il mastino dell'empia fine, il corruttore delle vostre anime, il 6 Giugno, fra 3 estati, sarà allora che tornerò per prendere il mio tributo. In queste terre dove la vista è celata, l'orologio che ignora la luna dovrete trovare. A quel piccolo ninnolo ora la vostra vita è legata trovatelo per me e forse vi darò la pace che agognate.
Stava giusto finendo la frase quando partì un colpo di fucile dalle mura. Colpi in piena fronte la figura. Non passarono che pochi secondi prima che essa riaddrizzasse la testa, non aveva nemmeno il foro del proiettile, assurdo. Egli non disse nulla, ma la persona che aveva sparato cadde a terra dalle mura, con un tonfo sordo si accascio al suolo.
- Non Potete nulla inutili mortali. Questo orologio che lascio vi dirà quando il RICHIAMO giungere dovrà.
Lanciò ai miei piedi un piccolo orologio da taschino senza batterie e modi di ricaricarlo o aprirlo, ma un ticchettio iniziò a sentirsi dal suo interno, l'ora era giusta ma non sembrava un conto alla rovescia. Mi girai per parlare con quel portatore di morte ma un pesante e tangibile velo di nebbia mi avvolse ed egli sparì.
Non sapevamo cosa volesse da noi, ma forse trovarlo potrebbe essere l'unica cosa che può salvare.
L'orologio che ignora la luna. Musei e biblioteche saranno i nostri migliori amici per i prossimi anni.


Diario del Cpt Erik Larson
29/03/1957



Edited by DELT4 - 29/3/2013, 14:03
 
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