Valnir e la nascita del suo glorioso Clan, Ideata da Valnir -- Tratta dal forum DarKillerS

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Nardu
view post Posted on 19/4/2006, 19:37




“Alzati buono a niente! Il tuo allenamento dovrebbe essere iniziato già da 20 minuti!”Disse mio padre con vistose smorfie sul viso “Se continui con questo ritmo,indegno per la nostra razza, sarai già vecchio prima di essermi utile in battaglia!Guarda i tuoi compagni! Si stanno allenando da un’ora e tu sei qui che riposi! Anche se sei figlio del Comandante sicuramente non ti puoi permettere di arrivare in ritardo! Anzi dovresti essere tu colui che da l’esempio! E invece niente, resti qua a dormire come se tu sdegnassi il sangue guerriero della nostra casata! Vergognati! Adesso alzati,prendi questo gladio e corri dai tuoi fratelli ad allenarti insieme a loro!

Aprii gli occhi e come ogni mattina vidi gli occhi freddi di mio padre che mi congelavano, non riuscivo a guardarlo, lo sdegno nei sui occhi era insopportabile per me, ma non ci potevo fare niente! Non ero un guerriero, ero gracile e con pochi muscoli rispetto a tutti i miei compagni, però sapevo sin dall’infanzia quale sarebbe stata la mia strada, la tenebrosa ed adorata magia, ma mio padre sicuramente non me lo avrebbe permesso e se per sbaglio glielo avessi detto sicuramente mi avrebbe allontanato e non mi avrebbe più riconosciuto come suo figlio legittimo.
Io non volevo questo,ero troppo piccolo e mi serviva ancora la protezione della mia casata e il supporto del mio terribile padre.
Uscii dalla mia casa strusciandomi gli occhi e vidi i miei compagni d’arme che si allenavano combattendo ferocemente tra di loro, da questi uno spiccava per ingegno,robustezza e forza, il mio amico d’infanzia Kurz era un più che prode guerriero ed era solito aspettarmi per allenarci insieme ma più che un allenamento quello con Kurz era un complotto su come fuggire nella biblioteca per andare a seguire le lezioni della scuola di magia. Kurz era un grande amico e comprendeva e rispettava le mie scelte ed era il miglior infante che mio padre aveva,avrebbe onorato quella casata come nessun’altro mai, diceva mio padre.
Kurz era giovane come me e la sua esperienza nel maneggiare la spada non equivaleva sicuramente quella di mio padre ma la sua mente era più aperta ed era certamente più arguto ed intelligente.
Per fortuna c’era lui che minacciava gli altri compagni di non rivelare niente di quel che facevo a mio padre perché senza di lui a quest’ora sarei sicuramente 5 metri sotto terra…
Mi girai per correre alla biblioteca quando Kurz mi richiamò, mi girai, e lui mi tirò una forte spadata sul braccio sinistro, urlai dal dolore e lo osservai con sguardo cupo ed adirato, lui mi sorrise ed a bassa voce disse “Capirai”
Continuavo a non capire ma sicuramente quella mossa era studiata e sarebbe servita a qualcosa…

La casata di mio padre era molto conosciuta all’interno della cittadella e grazie a questa fama ero riuscito a guadagnarmi la fiducia di Astharot maestro della scuola di magia e custode della biblioteca di Shilen.
Ogni giorno quando mio padre si allontanava dal campo di addestramento della casata io fuggivo nella biblioteca a seguire le lezioni di magia di Astharot il quale riponeva in me grande fiducia e mi diceva sempre che il mio futuro sarebbe stato nella magia e non nella spada. Io lo sapevo sin dall’inizio ma il problema sarebbe stato un altro…Cosa dire a mio padre? Quali sarebbero state le conseguenze di quella scelta che ripudiava lo spirito guerriero della nostra nobile casata?
Erano diversi anni che frequentavo le lezioni di Astharot ed ero il migliore infante della scuola di magia,avevo già imparato molti trucchetti e diverse magie di invocazione ed ammaliamento.
Sicuramente mio padre sospettava già che io frequentassi la scuola di magia , ma probabilmente non ci voleva credere e cercava ogni giorno di farmi percorrere la strada che lui aveva percorso nella sua infanzia, ma una cosa era certa, ci sarebbe stato un giorno nel quale tutto questo doveva finire, come mi aveva detto Astharot, un giorno nel quale dovrò prendere una decisione che avrebbe cambiato per sempre le sorti della mia vita.
Dopo la lezione di quel giorno tornai di corsa nel luogo dell’addestramento dove trovai mio padre che mi aspettava parlando con Kurz.
Appena lo vidi mi arrestai e i miei occhi si spalancarono insieme alla mia bocca, non era mai tornato cosi presto,probabilmente aveva capito quello che facevo ormai da anni,un brivido mi scese lungo la schiena, ma io e Kurz sapevamo come gestirsela, ma la cocciutaggine di mio padre era veramente difficile da redimere e sicuramente non saremmo riusciti a toglierli i dubbi che da tempo aveva.
“Valnir!”Urlò con voce tonante “Dove sei stato!? Perché non eri qui ad allenarti insieme ai tuoi compagni!?”
“Signore”intervenì Kurz con voce fioca “Per sbaglio ho colpito suo figlio su un braccio e l’ho portato di persona al tempio in modo che i chierici di Shilen potessero curarlo”
La stessa mattina Kurz mi aveva colpito forte al braccio squarciandomi le vesti e sgraffiandomi la carne,adesso capii il fine del fendente di Kurz, non c’è niente da dire, Kurz è veramente un prode elfo scuro, intelligente quanto forte e robusto.
“E cosi per quello stupido graffietto lo hai portato da un chierico di Shielen! Ma che guerriero è se non sopporta l’insignificante dolore di uno stupido squarcio!”
“Non è un guerriero della nostra casata!”Risposero insieme ad alta voce i compagni d’arme di Kurz il quale si volto e li gelò con una sola occhiata.
Kurz si girò verso mio padre e continuò a parlare con voce ancora più fioca, sapeva che quello che stava per dire non sarebbe piaciuto a Deketh, il padre di Valnir.
“Mio signore, suo figlio è gracile e non ha una grande resistenza al dolore mi sono sentito in dovere di portarlo al tempio…”
Mio padre sobbalzò a quelle parole che gli penetrarono l’anima e cominciò a parlare con voce piena di odio. “Kurz! Per Shilen! Valnir è mio figlio!” Disse mio padre scaraventando Kurz a terra con un poderoso spintone “Figlio del più potente guerriero di questa cittadella! Come ti permetti di dire che non ha resistenza al dolore! Discende da me è un guerriero proprio come me! Nelle sue vene scorre il sangue della nostra nobile casata!Sarà lui il mio erede!Lui supererà la mia abilità in battagl…..” La voce di mio padre si spense nel pensare a quello che stava dicendo,si,se ne accorse, non sarei mai diventato un prode guerriero come lui o come Kurz, il suo sguardo si abbassò e si fissò sul terreno.
Sicuramente non mi attendeva niente di buono, ma perlomeno eravamo riusciti a nascondergli che quel giorno,come tutti gli altri, ero stato alla scuola di magia.
Mio padre si voltò verso di me e disse “Valnir vai a casa ti raggiungerò tra pochi minuti”
Con lo sguardo fisso a terra tenendomi forte il braccio ferito mi avviai verso casa in preda ad angoscianti pensieri.
Sapevo quello che dovevo fare,dovevo fuggire,quella notte, adesso che mio padre sapeva che non sarei mai stato un guerriero mi avrebbe sicuramente allontanato dalla casata e cosi dalla cittadella in un enfasi di immenso disonore.
Quella sera ero seduto davanti al camino a riflettere, quando sentii dei passi che si avvicinavano, cominciai a tremare anche se ero riscaldato da quell’ardente fuoco, sapevo chi sarebbe entrato e cosa sarebbe successo, speravo soltanto di passare una notte calma in modo da poter fuggire, ma sicuramente non lo sarebbe stata affatto. Mio padre devastò la porta con un calcio, stava piangendo e in mano stringeva delle corde arrotolate. All’inizio non capii e lo guardai esterrefatto poi mi misi a piangere sapendo come avrebbe agito.
Mi alzai guardandolo negli occhi e mi dette un pugno forte in fronte, poi il buio…
Mi risvegliai stordito legato al tavolo di casa con mio padre che mi guardava seduto su una sedia davanti al camino, poi cominciò a parlare mentre piangeva dalla disperazione “Valnir, Domani alle prime luci dell’alba io stesso ti ucciderò in nome della mia casata in quanto dato il tuo scarso impegno e la tua scarsa costituzione non sarai mai utile nelle nostre battaglie e disonorerai la nostra nobile casata solo portandone le vesti….” Si interruppe per un attimo e poi disse fra sé e sé “come ho fatto ad accorgermene soltanto adesso….”
Lo guardai con gli occhi pieni di odio e rabbia e poi cominciai a piangere….
Mio padre si alzò e si avviò verso la sua camera da letto.
Non riuscivo a dormire al solo pensiero che l’indomani sarei morto trafitto dal pugnale con il quale mio padre aveva trafitto mia madre per tradimento tanti anni orsono…
Dei passi felpati si avvicinarono alla porta sfondata che poteva essere aperta tranquillamente da chiunque a causa della mancanza dei cardini sbrindellati dal calcio di mio padre.
La porta venne scostata dalla parete e appoggiata per terra, non riuscivo a riconoscere l’elfo a causa del fiume di lacrime che mi ricopriva il viso, poi si avvicinò lentamente senza far rumore.
“Kurz! Dissi sottovoce “Cosa vuoi fare!? Se mio padre ti vede qua dentro ti giustizierà domani insieme a me!”
“Stai tranquillo non sveglierò tuo padre sarai libero in un attimo” ribattè Kurz parlando sottovoce.
Estrasse un pugnale dal suo nero stivale e tagliò le corde che mi legavano al tavolino,mi alzai in piedi e lo abbracciai, lui mi scostò da sè e sottovoce mi disse “Vai Valnir, devi fuggire adesso penserò io a sistemare le cose qua, tuo padre penserà che sei riuscito a fuggire e non ad una liberazione”
Kurz ribaltò il tavolo e bruciacchiò il capo della corda con il fuoco del camino, mi prese le mani e me le bruciò lasciando della carne abbrustolita sul pavimento, strinsi i denti e sopportai il dolore senza emettere un gemito, sicuramente meglio le mani bruciate che la morte pensai.
Guardai Kurz con ammirazione e scappai nascondendomi nell’ombra fuori dalle mura della cittadella. Quella notte scappai lontano per colline e vallate e decisi di accamparmi vicino gludio, ero stremato, le mani mi facevano un male insopportabile e le mie gambe non mi reggevano più, presto mio padre avrebbe mandato alcuni sui scagnozzi a cercarmi per uccidermi, non dovevo farmi trovare.
Mi svegliai in tarda mattinata, ero caduto in un sonno profondo, non mi sarei accorto di nessuna aggressione, rischiavo tranquillamente la vita ma la stanchezza era eccessiva per dormire ad occhi aperti.
Sbattei le palpebre strusciandomi gli occhi con le mani, tutto normale…..un momento…. Le mie mani! Sono guarite! Com’è possibile… guardai verso il cielo e pensai, Shilen?Poi una voce.
“Ciao”, sobbalzai e feci uno scatto voltandomi, una elfa chiara era seduta dietro di me, impugnava una mazza ed uno scudo, sicuramente una chierica, la guardai negli occhi sbattendo le palpebre, non capivo ancora che intenzioni aveva e cosa ci faceva là…
“Da dove vieni?”disse poi “Ti sei imbattuto in qualcosa di brutto, almeno questo capisco dalle condizioni delle tue vesti e del tuo corpo, cosa ti è successo?”
La guardai e capii che non era ostile,feci un sospiro di sollievo e cominciai a parlare “Il mio nome è Valnir e sono fuggito dalla cittadella a causa di mio padre, beh è una storia lunga”
“Un traditore?” mi interrupe l’elfa.
“No, come ti ho detto è una storia complessa, ma dimmi piuttosto perché ti sei fermata, suppongo che sei stata tu a curarmi,perché lo hai fatto?potrei essere un assassino,chi sei?” Mille domande mi passavano per la testa,dovevo avere delle risposte, non mi sarei aspettato una certa accoglienza…
“Non penso che un assassino vada in giro con degli stracci, con un vecchio bastone e soprattutto non penso che un assassino si accampi in mezzo a questa valle deserta sotto gli occhi di tutti i passanti che vanno a Gludio” disse Tisifone sorridendomi.
“Ti ringrazio” queste furono le uniche parole che mi uscirono dalla bocca.
Mi porse del cibo, ci raccontammo le nostre storie e ascoltavo interessato la sua felice infanzia mentre lei piangeva nell’ascoltare la mia, triste e travagliata.
Adesso avevo una compagna di avventura e sicuramente girovagare per il mondo con un elfa chiara avrebbe sminuito gli sguardi degli altri alla vista della mia scura pelle.
Andammo alla taverna di Gludio dove ci aspettava un amico di Tisifone, un certo Navimel, ci sedemmo al tavolino insieme a questo elfo chiaro all’apparenza simpatico e socievole forse a causa della caraffa di idromele che aveva ordinato.
Raccontai di nuovo la mia storia sotto lo sguardo triste di entrambi gli elfi chiari, alla fine del racconto mi voltai e vidi un nano che mi guardava con un occhio chiuso ed uno semiaperto, accigliali lo sguardo con un sorriso sul volto comprendendo le condizioni del nano che davanti aveva cinque boccali di birra; ad un tratto aprì la bocca e dondolandosi indietro per guardarmi negli occhi disse:”Hic….interessante racconto….hic” TONF! Il nano cadde all’indietro e fracassò la sedia sul pavimento, la mia compagna elfa si alzò per aiutarlo a rialzarsi offrendogli un posto al nostro tavolo e consigliandoli di non dondolarsi più.
Adesso eravamo una bella compagnia, un elfo scuro dalla triste infanzia,una chierica elfa apparentemente normale,un nano ubriaco e un elfo chiaro patito di idromele,beh,pensai, come inizio non è male magari mi sono fatto degli amici.
Si fece notte a raccontarci le nostre avventure,l’elfo dopo la mia storia smise di bere l’idromele,il nano ordinò altre cinque pinte. La pioggia si abbatteva forte sul tetto della taverna e sicuramente quella notte la avremo passata là dentro tutti insieme.
Dissi al nano di smettere di ordinare birra anche perché ormai era tardi e dovevamo riposare,cosi detto il nano annui, poi si voltò verso l’oste “Oste! Riempi questa borraccia di birra! Devo andare a dormire, non posso più starmene al tavolino ad ordinare boccali e sicuramente non me li farai portare in camera visto che stai pulendo quel boccale da quando sono entrato!” L’oste sorrise e annui posando il boccale ormai portato allo stato primordiale e cominciando a riempire la borraccia del nano che lo guardava con soddisfazione saltellando su e giù per riuscire a scorgere la birra che fluiva all’interno della sua capiente borraccia.
Ci alzammo tutti insieme per andarcene a riposare quando la porta si spalancò con un tonfo sordo, gli elfi chiari estrassero le armi, l’oste fece cadere la borraccia di birra sotto lo sguardo triste e demoralizzato del nano. Una figura entrò rantolando nella taverna, reggeva in mano un telo avvolto intorno a qualcosa, cadde a terra sul pavimento facendo cadere il telo dal quale una testa mozzata rotolò fino ai miei piedi.
Abbassai lo sguardo e con orrendo stupore spalancai gli occhi i quali cominciarono a lacrimare di fronte a quella terribile visione, la testa di Astharot con immobile espressione giaceva ai miei piedi e all’interno della bocca aveva una pergamena stropicciata ed insanguinata.
Estrassi la pergamena e cominciai a leggerla….

Caro figlio,
se stai leggendo questo messaggio vuol dire che avrai eliminato Kurz che personalmente ho inviato per ucciderti, se è cosi ti devo fare i miei complimenti.
Come puoi ben vedere il tuo caro maestro Astharot è stato privato della sua preziosa testa a causa degli insegnamenti sbagliati che ti ha fornito,sappi che la fine di Astharot sarà anche la tua, presto invierò un gruppo di assassini a prendere la tua testa che personalmente esporrò sull’insegna della nostra casata.
Buona permanenza ovunque tu sia.
Deketh

Alzai lo sguardo verso l’elfo scuro stramazzato a terra e urlai “Kurz!”
Corsi verso di lui per tirarlo su ma si scostò dalla mia presa e si alzò da solo.
“Val, tuo padre, quello stolto, ha mandato me per ucciderti, non sapeva niente dei nostri complotti per la scuola di magia, non sapeva niente della nostra grande amicizia, ed adesso eccomi qua a riferirti quello che sta succedendo alla cittadella,come puoi ben vedere ho deciso di seguirti, come puoi ben vedere adesso siamo tutti in pericolo,sono felice di essere di nuovo al tuo fianco” disse il nobile guerriero che poi cadde al suolo con respiro affannato.
“Anche io amico,anche io” dissi tra me e me.
I miei nuovi amici mi aiutarono a trascinarlo nella nostra stanza, mentre il nano era la fermo a fissare l’oste con sguardo pieno d’ira ed insoddisfazione.
Nella mia mente turbinava un irrefrenabile desiderio di vendetta, non avrei potuto affrontare mio padre da solo,ero troppo debole,avevo bisogno di aiuto e molto probabilmente lo avrei trovato in quei miei nuovi amici in cerca di nuove avventure.
L’indomani ci svegliammo, Tisifone passò la notte in bianco per curare Kurz che aveva affrontato un lungo cammino pieno di pericoli, il nano si era ripreso dalla sbornia, l’elfo chiaro era sceso giù nella taverna per sgranocchiare qualcosa, forse con un po’ di idromele.
Decidemmo di andare ad ordinare qualcosa da mettere sotto i denti e di fare il punto della situazione dopo l’avvenimento della scorsa notte.
Ci sedemmo tutti al tavolino, il mio sguardo era fisso nel vuoto e non avevo ancora detto una parola da quando mi ero svegliato.
Tisifone mi afferrò il braccio dolcemente “Valnir, so quello che stai pensando” “Tu non sai niente!”La interruppi bruscamente “Non sai con chi abbiamo a che fare! Tu non conosci mio padre!E’ capace di fare di tutto! Di scovarci,torturarci e dare le nostre membra in pasto ai suoi cani feroci!” Il terrore di mio padre mi assaliva di nuovo, pensavo di averlo dimenticato dopo l’incontro con Tisifone, pensavo di essere al sicuro, ma a quanto pare non sarebbe stato così semplice, il solo modo per terminare questa storia era ucciderlo oppure uccidersi in modo da evitare di essere torturati fino all’ultima goccia di sangue che sarebbe sgorgata dal nostro corpo senza vita.
Bisognava fare qualcosa,bisognava agire e farlo in fretta.
Kurz mi fissò negli occhi “Val,calmati, io so bene quello che ti angoscia e conosco tuo padre, sappi che io sarò con te qualunque decisione tu prenderai, e di decisioni da prendere ce ne sono poche…”
“Si amico, sono poche, anzi ce n’è soltanto una ed entrambi sappiamo qual è”
“E sappiamo anche come fare”disse il guerriero
“Siamo bravi nei complotti” dissi sogghignando
“Possiamo dire che lo abbiamo fregato diverse volte” rispose ironico Kurz.
Il mio compagno riusciva a curarmi dai miei terribili pensieri era come n balsamo risanante per la mia anima.
Mi voltai verso i nuovi compagni, li fissai uno ad uno negli occhi “Verrete con noi?”
Il nano dette un pugno al tavolo quasi fracassandolo, mi guardò con occhi decisi e disse “Scarse probabilità di successo!schiacciante inferiorità numerica!incursione in una città completamente ostile!altissima probabilità di morte!cosa aspettiamo?”
Un sorriso apparve per la prima volta sul viso di noi tutti a quella frase, i due elfi chiari annuirono, adesso bisognava escogitare un piano e dare un nome alla nostra compagnia, io e Kurz eravamo bravi in quelle cose.
Io mi occupai del nome, Kurz del piano.
Un gruppo di assassini invisibili, che balzano di ombra in ombra per non essere visti all’interno di una città interamente ostile,capeggiati da una persona dalla terribile e tenebrosa infanzia, una missione che doveva essere talmente silenziosa da uccidere un comandante di una casata tenendo momentaneamente quell’assassinio all’oscuro di un intera cittadella comandata da quella casata; DarKillerS,quello era il nome adatto, assassini oscuri, era perfetto.
Era una missione che richiedeva lucidità, il piano organizzato da Kurz era privo di difetti, mi voltai verso il nano “Darkrevenger, mi devi promettere una cosa” Il nano mi guardò accigliando il volto “Mi devi promettere che non riempirai la tua borraccia di birra, questa è una missione che richiede lucidità non puoi permetterti di venire ubriaco” Il nano sbuffò, poi si volto verso l’oste “Oste” disse con voce lieve e triste “riempi questa borraccia con dell’ACQUA” L’oste si mise a ridere e riempi la borraccia del nano dalla quale l’odore di birra arrivava sino alle porte di Aden.
Ci incamminammo fino alle porte della cittadella, la ci fermammo, Kurz legò le mani di tutti con delle corde e ci trascinò all’interno della cittadella.
“Fermi” urlò una guardia alle porte della città
“Sono Kurz assassino della casata di Deketh riporto il figlio fuggitivo da nostro comandante”rispose il guerriero
“E quelle altre persone?Chi sono e perché sono qua? Chiese la guardia
“Sono i compagni che Valnir ha conosciuto nella città di Gludio faremo uccidere anche loro” disse Kurz con freddezza.
“Bene” esclamò la guardia “Finalmente fai ritorno a casa caro Valnir, lo sai cosa ti attende vero?” Una cupa risata risuonò dalla bocca della guardia
“Procedete Sir Kurz” disse poi la guardia con un inchino.
Arrivammo davanti alla casata di mio padre a sera inoltrata, dove lui era intento ad allenare gli infanti e non si accorse nemmeno della nostra presenza.
“Lord Deketh” urlò Kurz
Mio padre si voltò di scatto per vedere chi gli aveva interrotto la lezione, il suo volto si contrasse in un sogghigno di estrema malvagità e soddisfazione.
“Lord Deketh vi ho portato vostro figlio e la compagnia di amici che aveva racimolato a Gludio, è stato facile catturarli, sono solo dei novellini, non hanno potuto contrastare la potenza di un membro della nostra nobile casata” “Ve li ho portati vivi” aggiunse Kurz “in modo che voi stesso possiate ucciderli tutti con le vostre mani”
“Ahahah” sbottò a ridere mio padre “Ottimo lavoro Sir Kurz sarai ben ricompensato adesso andiamo a sterminare subito questi esseri inutili”
“La ringrazio mio signore” ribattè Kurz “ma devo parlarle in privato, e devo aggiungere che un rituale sarebbe più adatto per il sacrificio di costoro, possiamo lasciargli in mano agli infanti, tanto sono disarmati e legati, sicuramente non oserebbero scappare, anche perché prima che ci provino a farlo i nostri adepti li trafiggeranno con le loro spade, non è vero!?”
“Si Signore!” risposero gli infanti della casata di Deketh.
“Bene, si , prendiamoci un attimo di tregua” “Tu!” urlò mio padre indicando un apprendista “Portami immediatamente una bottiglia del miglior vino della cittadella, io ed il mio prezioso assassino dobbiamo festeggiare!” Il piccolo apprendista corse via e presto fu di ritorno con la bottiglia.
“Bene Kurz andiamo a casa a parlare e a brindare a questa grande impresa che hai compiuto” disse con gioia mio padre.
Quello stolto non si immaginava neanche quello che gli sarebbe capitato.
In quel momento Kurz avrebbe dovuto uccidere mio padre, noi ci spostammo poco lontani dalla casa con gli infanti che ci tenevano d’occhio dopo averci accerchiati.
Il rumore di una bottiglia che va in pezzi risuonò da dentro la casa ma agli infanti non era permesso entrarvi, così, non distolsero lo sguardo fisso su di noi.
Kurz uscì dall’abitazione “Infanti!” Urlò “potete tornare alle vostre case! Per oggi l’addestramento è concluso! Io e Lord Deketh resteremo qua a decidere l’evento che si terrà domani per il sacrificio di Valnir e della sua compagnia, chiamerò delle guardie per far imprigionare sino a domani mattina questi miserabili”
“Si Signore” risposero gli infanti tornando a casa dopo un estenuante giornata di addestramento.
Adesso nelle strade non c’era più nessuno gli infanti erano andati via era filato tutto liscio come l’olio.
Rivolsi uno sguardo a Kurz come per chiedere come fossero andate le cose, Kurz annui.
Tirai un sospiro di sollievo le mie agonie erano terminate la missione aveva avuto successo! Adesso c’era solo da fuggire…
Fermo! Pensai, in questa cittadella vige la regola del più forte, e noi abbiamo ucciso il più forte, abbiamo frantumato un’intera casata….Gli ufficiali, gli ufficiali di mio padre avrebbero fatto di tutto per scovarci ed ucciderci dopo essere venuti a sapere del terribile assassinio, bisognava ucciderli tutti.
Spiegai a Kurz il mio piano, mi guardò con ammirazione ed annuì, ancora una volta sapevamo precisamente come fare.
Gli ufficiali alloggiavano tutti insieme in una abitazione a nord ella casata di mio padre, quello era l’ultimo scoglio, entrare nella casa degli ufficiali ed ucciderli tutti.
Kurz si avvicinò alla casa e vide le due guardie che difendevano quella abitazione.
“Guardie” disse Kurz “venite con me! Ho sentito dei rumori dietro l’abitazione del comandante!”
La dietro noi li aspettavamo in modo da uccidergli all’istante senza fargli emettere un minimo gemito.
Le guardie corsero dietro a Kurz che si affrettava a raggiungere la casata di Deketh, appena girarono l’angolo per loro non ci fu nemmeno il tempo di impugnare le armi, erano già morte.
Dopodiché balzammo di ombra in ombra con massimo silenzio fino a raggiungere la casa degli ufficiali, il nostro Navimel che era un esperto scassinatore riuscì ad aprire la porta in poco tempo.
Gli ufficiali erano cinque, esattamente quanti eravamo noi e dormivano ognuno in stanze differenti.
Impugnate le spade ci dirigemmo in ogni stanza con il massimo silenzio.
Bisognava aspettare il segnale di Kurz, sentimmo una spada che trafiggeva un corpo e poi il materasso, a quel rumore se ne sentirono molti altri simili.
Gli ufficiali erano definitivamente morti, la cittadella era in mano nostra, l’indomani tutti sarebbero venuti a sapere di quelle uccisioni e sarebbero sottostati al nostro volere in quanto terrorizzati dal nostro operato.
Avremmo avuto un esercito a nostra disposizione, comandato da un Elfo scuro dalla triste infanzia ma dal futuro promettente e sicuramente non cocciuto quanto il padre, la sede dei DarKillerS aveva preso luogo, presto l’intero continente ci avrebbe conosciuto come gli assassini di Deketh, gli oscuri assassini, i DarKillerS…
 
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