[D&D - Ricordi dal Passato] Zaraki Kenpachi.

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Ner'zhul
view post Posted on 3/7/2008, 21:00




Zaraki Kenpachi

Caratteristiche:
Strano personaggio umano dalla pelle chiara, di corporatura media, capelli corti mori, occhi con iride gialla contornata di rosso, di altezza circa 181 cm e un carattere alquanto malsano per lui e per chi gli sta intorno; è essenzialmente un attaccabrighe un poco di buono, alcolista ma soprattutto un grezzone maniaco. L’unica cosa di certa in lui è la sua ferrea fede nel devoto e possente NER’ZHUL il vero e unico Dio della morte. Si presenta indossando un kimono nero con larghe maniche per facilitare i movimenti, un cappello alla pescatore in testa anch’esso nero, due calzari ai piedi, una grossa collana al collo formata da tante sfere ebano e un rosario intorno alla mano destra, costituito da tanti teschietti di metallo, che probabilmente utilizza per pregare, mentre nella sinistra stringe una pipa, modello orientale di bassissimo pregio e fattura. Alla cintura porta un piccolo sacchetto e un paio di borraccie.

Purtroppo non e molto noto ma Zaraki non è sempre stato cosi, di carattere si intende, anzi un tempo era un normalissimo ragazzo, spensierato che viveva in piccolo villaggio sulle sponde del fiume Morceaux, nella foresta di Chalons nel mezzo della Bretonnia ai piedi del maestoso tempio di “HI” (fuoco), di cui lui era monaco iniziato come si confaceva al primo genito della sua famiglia.

ATTO 1°: “Il Kenpachi”

Zaraki cominciò giovane il suo addestramento da monaco dell’ordine del fuoco, a soli 10 anni era stato presentato da suo padre, anch’egli monaco “HI”, al gran maestro Yamamoto, famoso in tutta la foresta e non solo per la sua saggezza, il quale lo accolse nel monastero come novizio. Zaraki era un giovane comune, non era nè il migliore nè il peggiore, era nella fascia di quelli che riuscivano a cavarsela mediamente in tutte le situazione con risultati di medio livello. Un giorno come tanti, dopo aver compiuto il diciottesimo anno di età e dopo essere diventato ormai un monaco “HI” a tutti gli effetti, arrivarono, nel pomeriggio, al tempio del fuoco delle ambascerie rappresentanti gli altri ordini monastici di “KAZE” (vento), RAIKOU (fulmine), MIZU (acqua) e colui che si presentò come il Kenpachi dell’ordine TSUCHI (terra). Zaraki rimase impressionato dalla determinatezza e dalla volontà che sembravano impregnare gli occhi del Kenpachi, egli stesso aveva sentito eroiche storie intorno a questo personaggio, sapeva che Kenpachi era un titolo importante e non un nome, in quanto veniva attribuito al più forte monaco presente tra tutti gli ordini monastici conosciti e che letteralmente significava “Non importa quante volte sarò ucciso, non sarò mai sconfitto!”. L’ambasceria era stata messa in piedi con molta fretta, perché fausti avvenimenti erano accaduti nei monasteri degli altri ordini, voci parlavano di omicidi compiuti da monaci su monaci cose inaccettabili e alle quali bisognava porre subito rimedio.

Kenpachi: “Saggio Yamamoto, penso che già sappia perché siamo venuti qui a conferire con lei…”
Yamamoto: “Certamente gli avvenimenti successi hanno scosso anche la vita del mio monastero, siamo isolati ma non del tutto estranei a ciò che ci circonda…”
Kenpachi: “Allora è già al corrente di ciò che ho proposto a gli altri ordini e loro hanno accettato manca solo l’ordine “HI”, il vostro, e la guerra potrà cominciare…”
Yamamoto: “La vostra forza è leggendaria Kenpachi ma anche il vostro modo avventato, per non dire incauto, penso che intraprendere una guerra contro questo culto, questi “DANNATI” come si fanno chiamare non è propriamente un’ottima idea…”
Ambasciatore RAIKOU: “Non capite saggio Yamamoto ormai i “DANNATI” hanno colpito praticamente tutti gli ordini e dall’interno per giunta, non ci si può fidare di nessuno nemmeno dei propri iniziati, non si può sapere se siano già dalla parte del nemico oppure no, lei dovrebbe sospettare persino delle sue fila…”
Yamamoto: “Non le permetterò di aggiungere una sola parola di più su questo argomento ambasciatore del fulmine, cosa vuole che la diffidenza e il sospetto si insinuino nella pace del mio monastero!?!”
Ambasciatore KAZE: “Certo che no mio signore, questa è l’ultima cosa che vogliamo e perdoni il fulmine per aver parlato in maniera avventata; la fiducia, tra gli ordini soprattutto, è in questo momento la nostra più grande forza, ma deve capire che un conflitto è necessario e che non si può attendere oltre…”
Kenpachi: “Esatto dobbiamo agire ora, fintanto che le nostre forze sono ancora sufficienti per colpire con vigore questi vigliacchi traditori e per farlo ci serve anche la forza del fuoco, in nome dell’alleanza antica di millenni che lega il vostro ordine con tutti gli altri, io invoco il vostro aiuto saggio Yamamoto e quello dei suoi monaci!!”
Yamamoto: “Voi mi chiedete di prendere un’ardua decisione e di sconvolgere la pace che esiste fra i membri del mio ordine, ma è anche vero che il fuoco non può restare del tutto indifferente a ciò che accade, pertanto ordino che buona parte dei miei monaci “HI” si unisca a questa insana guerra, sperando in una veloce fine del conflitto”
Kenpachi: “Saggia decisione come sempre del resto, le prometto sul mio titolo di Kenpachi che distruggerò i “DANNATI”! La spedizione punitiva partirà tra due mesi cosi avremo il tempo di preparaci adeguatamente…”
Yamamoto: “Se volete potete rimanere qui al villaggio e nel mio monastero, potrete usufruire della mia ospitalità e dei mezzi per l’addestramento che io vi metterò a disposizione”
Kenpachi: “La ringrazio e non se ne pentirà saggio Yamamoto…”

Zaraki aveva paura, lui non sapeva che cosa significasse guerra e soprattutto non voleva saperlo. La stessa notte, dopo che tutti furono a conoscenza di ciò che si era detto nel pomeriggio, l’agitazione aveva attanagliato gli animi dei monaci i quali erano si esperti nel combattimento corpo a corpo ma totalmente inetti nell’arte della guerra, come la chiamava il Kenpachi, che ormai si era lasciato andare al divertimento di un boccale di birra nella taverna del villaggio. Lì si era anche scoperto il vero nome del Kenpachi un nome comune come tanti altri: “Aizen…” così si presentò. Erano passati pochi minuti dallo scoccare delle 9 quando anche Zaraki arrivò alla taverna per unirsi a quelli, che visti da fuori, sembravano dei festeggiamenti, anche se non capiva che c’era da festeggiare; si unì al gruppo e con in mano un boccale di birra ascoltò estasiato le avventure eroiche narrate da Aizen sul suo conto; dopo un po’ però l’ammirazione iniziale che Zaraki aveva di quel uomo, il monaco più forte tra tutti gli ordini, cominciò a svanire e si accorse che in realtà era solo un guerrafondaio, megalomane e squilibrato per giunta. Zaraki sapeva bene che quello non era un atteggiamento che si confacesse ad un monaco, nonostante lui stesso non fosse il migliore dei monaci sapeva bene che il suo compito come anche quello del Kenpachi doveva essere predicare giustizia e pace, ed utilizzare la purezza dell’animo come mezzo per raggiungere l’illuminazione e non ubriacarsi pomiciando con cameriere di un bar. Pian piano nacque in Zaraki un sentimento di odio nei confronti di Aizen lo riteneva pericoloso, sapeva che in realtà era solo un uomo squallido che si pavoneggiava di un titolo che aveva ottenuto combattendo e a cui non dava la giusta importanza. Aizen vedeva il prestigioso titolo Kenpachi solo come un vanto, un trofeo di guerra invece di considerarlo la rappresentazione della volontà di un uomo nel realizzare ciò che desidera veramente. Zaraki non lo sopportava più, sapeva che quel titolo sarebbe stato un milione di volte meglio su di lui, anonimo monaco, che su quel animale; nacque in lui una determinazione che non si aspettava di avere, si allenò come un forsennato per strappare a quel inetto il titolo che Aizen tanto amava, in uno di quegli scontri che Kenpachi desiderava e che gli piaceva descrivere da ubriaco. Arrivò il giorno della spedizione, ormai Zaraki era il migliore di tutta la sua generazione nel combattimento, la volontà di sconfiggere Aizen lo aveva temprato più di tutti i mostruosi allenamenti ai quali si era sottoposto, partirono la mattina presto, in testa alla spedizione c’era lui, il Kenpachi, quando Zaraki lo vide si senti pervadere da un istinto mosso dall’odio un sentimento omicida, che lo stupì:

Zaraki: “Ma cosa mi succede, sono un monaco non dovrei avere di questi pensieri, è vero che non sopporto quella persona ma come è possibile che la forte volontà che avevo di batterlo si sia trasformata in volontà di morte? E’ così sottile il confine? Eppure mi sembra quasi che questo malsano pensiero mi sia stato indotto, mi sembrava quasi di non essere io a formularlo……Chi sà deve essere stato solo un momento……”

Invece non era cosi, già da tempo Zaraki dormiva avvolto da terribili incubi, e già da tempo non si accorgeva e prendeva come normali i pensieri cattivi che formulava, ignaro dell’oscura presenza che ormai aveva fatto le radici nel suo animo e che guidava e conosceva ogni suo gesto. Il viaggio proseguiva e i monaci dei vari ordini marciavano instancabili, sopraggiunse la notte e si accamparono in una radura abbastanza grande da contenere un accampamento provvisorio. Zaraki andò a letto relativamente presto e cadde subito in sonno profondo e scuro come mai aveva fatto e sognò; si trovava avvolto dal nulla totale e ad un certo punto una voce maliziosa e carica di malvagità:

Ner’zhul: “Ha ha ha finalmente ti vedo bene, piccolo umano!”
Zaraki: “Chi sei cosa vuoi?!”
Ner’zhul: “Io sono la morte, io sono Ner’zhul e voglio TE!!”
Zaraki: “Ner’zhul?!? Spiegati meglio? E perchè vuoi me?”
Ner’zhul: “Ma è ovvio per farti diventare il mio campione quello che un giorno mi libererà! Quello che un giorno si unirà a me in un unico essere! Ti ho scelto perchè solo tu hai le potenzialità per farlo!”
Zaraki: “Il tuo campione!?! Ma cosa diavolo stai dicendo? Io non sono di nessuno tanto meno di te! E poi questo e solo uno di quegli stupidi sogni che faccio ultimamente”
Ner’zhul: “ Davvero credi di non essere di nessuno? Davvero credi che questo sia solo uno stupido sogno? Da cosa pensi che siano dovuti i tuoi insani pensieri di morte? Da cosa pensi che sia dovuto il tu miglioramento cosi repentino, che ti ha portato ad essere il più bravo nel combattimento corpo a corpo in solo due mesi? Non avrai forse creduto che sia dipeso da te? Ha ha ha”
Zaraki: “Allora sei tu maledetto! Allora sei tu che immetti in me la volontà di morte!?”
Ner’zhul: “Certo che no quei pensieri sono tuoi, sono nascosti nel profondo della tua anima, io ho solo pensato di ampliarli e farteli sentire chiaramente”
Zaraki: “Perché!?! Perché mi fai questo?!?”
Ner’zhul: “Ma è ovvio, per metterti in guardia…”
Zaraki: “E da cosa?”
Ner’zhul: “Come da cosa?? Da quel Kenpachi, se lo seguirete vi porterà solo alla morte!”
Zaraki: “Non è vero lui è un monaco è uno di noi!!”
Ner’zhul: “Davvero credi che sia uno di voi?? Andiamo sai benissimo che non è così, sai benissimo che ha atteggiamenti non adeguati al suo titolo che d’altra parte non merita, ma che TU meriti!!”
Zaraki: “Ma tu che ne sai? Cosa vuoi saperne di ciò che io merito!?!”
Ner’zhul: “Io so che tu lo odi. Io so che lui non merita il titolo di Kenpachi e sai anche tu che quel titolo starebbe meglio su di te e so anche che Aizen è uno di loro è uno dei "DANNAT" i vostri nemici!”
Zaraki: “Impossibile è stata un’idea sua quella della spedizione per distruggere quelle bestie, perchè mai allora avrebbe radunato un cosi vasto numero di uomini?”
Ner’zhul: “Ma è ovvio un’imboscata, non c’è occasione migliore per distruggervi quasi del tutto, prova a pensarci la maggiora parte dei monaci di tutti gli ordini in un unico posto, distrutti voi, nessuno potrà fermarli, hai capito ora il suo unico scopo è uccidervi tutti!!”
Zaraki: “Ma se è come dici tu allora siamo finiti cosa posso fare per impedirlo? Ti prego dimmelo!!”
Ner’zhul: “Devi fermarlo stasera stessa è l’unico modo!”
Zaraki: “Ma come? Lui infondo è comunque il Kenpachi non potrò mai farcela da solo”
Ner’zhul: “Non preoccuparti ormai il suo animo è corrotto da tempo, da un titolo che non merita più, la sua leggendaria forza verrà meno e lo abbandonerà e poi ti sei allenato duramente e il tuo potere è molto di più di quello che sembra fidati di me io sarò li al tuo fianco”

Improvvisamente dal nulla in cui Zaraki era immerso una mano compare davanti a lui ponendogli quello che sembra un rosario formato da tanti piccoli teschietti di metallo; Zaraki lo prese e subito la mano sparì.

Ner’zhul: “Tienilo sempre con te, tramite questo antico oggetto io potrò comunicare con te anche fuori dal sogno e ti guiderò nel tuo cammino, fino al momento del nostro incontro intanto accontentati del titolo di Kenpachi!”

All’improvviso Zaraki si svegliò nel suo giaciglio e fradicio di sudore trasalì al pensiero del sogno che aveva appena fatto, stava per ristendersi e riprendere sonno convito che ciò che aveva appena vissuto era solo frutto della sua fantasia, quando percepì al collo qualcosa che assomigliava ad una collana se la tolse e con grande stupore si accorse che era il rosario.

Zaraki: “Allora è tutto vero….O no! Kenpachi!”

Corse fuori, era notte ormai, saranno state le 11 e nel campo ancora qualcuno si aggirava tra le tende, Zaraki si portò in uno spiazzo davanti alla grande tenda, nella quale Kenpachi avrebbe dovuto dormire e cominciò a gridare:

Zaraki: “Kenpachi! Vieni fuori Kenpachi!”

La gente che lo guardava vedeva dipinta su Zaraki un’espressione stranita ma allo stesso tempo preda di una follia omicida. Kenpachi si alzò dal letto nel quale stava amoreggiando con una donna e innervosito si vestì per uscire e mettere a tacere lo scocciatore che lo aveva distratto da qualcosa di molto più importante.

Donna: “Che fai esci dai rimani qui con me, cosa vuole quello sai chi è?”
Kenpachi: “No non so chi sia probabilmente sarà uno che vuole un autografo o qualcosa del genere ora vado a sistemarlo..”

Uscì dalla tenda e vide un Zaraki in preda ad una follia assassina.

Kenpachi: “Tu! Che vuoi? Stavo riposando!”
Zaraki: “Riposavi? Davvero? So cosa vuoi fare, cane! Tu vuoi ucciderci tutti!”
Kenpachi: “Ma cosa diavolo vai dicendo bamboccio, mi stai facendo arrabbiare se questo è uno scherzo bhe è di cattivo gusto!”
Zaraki: “Uno scherzo? Bhe ti sbagli non è uno scherzo io sono qui per te animale, tu ci stai conducendo in un’imboscata vuoi farci fuori tutti in nome delle setta per cui lavori bastardo tu sei uno dei "DANNATI"!”
Kenpachi: “Ora mi hai proprio stufato!”

Detto ciò si avventò su Zaraki il quale con maestria scartò e lo impegnò in duro combattimento. Intanto nel campo le grida dei due avevano attirato la curiosità di molta gente la quale era accorsa per vedere. La gente che arrivò vide una scena sorprendente un monaco “HI” che combatteva in maniera violentissima con il Kenpachi una cosa assurda, infatti non ne capirono il motivo. Zaraki si era messo il rosario donatogli da Ner’zhul a mo di bracciale intorno alla mano destra, attento a schivare e a tentare di colpire il Kenpachi, non si accorse che un’aura nera lo aveva avvolto. Arrivarono anche i rappresentanti delle ambascerie e si trovarono davanti ad uno spettacolo già visto purtroppo.

Ambasciatore KAZE: “No impossibile un’altra volta!”
Monaco vicino: “Cosa? Di che sta parlando?”
Ambasciatore KAZE: “Io ero presente all’assassinio di un monaco del mio ordine e fui io dopo a uccidere l’assassino..”
Monaco vicino: “Allora che centra con tutto questo signore?”
Ambasciatore KAZE: “Centra, perché quando colpiscono i "DANNATI" sono sempre avvolti da quell’aura nera!”

Era così. Zaraki aveva ceduto all’odio, alle emozioni e al disprezzo che provava per Aizen e alla fine aveva inconsapevolmente accettato il suo spirito malvagio senza pentirsi, gli piacevano le sensazioni che provava in quell’istante era inebriato dal combattimento, desiderava ucciderlo e questo desiderio lo spingeva sempre di più alla corruzione. Lo scontro non durò molto, fù un combattimento senza esclusione di colpi che alla fine vide Zaraki vincitore, tutto quello che Ner’zhul gli aveva detto era vero lui sarebbe stato il nuovo detentore del titolo di Kenpachi perché si era dimostrato il più forte. Zaraki ora era immobile con il braccio destro teso in alto, nella mano, stretta, teneva il collo rotto di Aizen. Subito dopo una strana luce e un’onda d’urto scaturì dai due che sommerse l’accampamento, a Zaraki venne strappato, da un vento fortissimo, la parte superiore del Kimono, rimanendo così a torso nudo, una luce chiarissima simile a lingue di fuoco venne assorbita tutta in un unico punto nel petto di Zaraki, che lo marchiò sul pettorale destro con un ideogramma che voleva significare KENPACHI. Gettato a terra il corpo ormai senza vita di Aizen; Zaraki in preda alla follia e circondato da una massa numerosissima di curiosi e stupiti, urlò con voce disumana.

Zaraki Kenpachi: “Come aveva predetto!! Ora io mi fiderò sempre di te e di ciò che mi dirai, nulla distruggerà la fede che si è andata a creare in me nei tuoi confronti! Il tuo potere supera ogni limite e io lo voglio!”

Poi rivolgendosi alla massa:

Zaraki Kenpachi: “Io sono il monaco più potente tra tutti! Io sono il nuovo Kenpachi! Zaraki Kenpachi ha ha ha!

Detto ciò sparì.
La spedizione fù interrotta e tutti gli ordini dei monaci informati che un nuovo male si aggirava per quelle terre il suo nome….ZARAKI KENPACHI.

Edited by Ner'zhul - 9/7/2008, 20:57
 
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Ner'zhul
view post Posted on 7/7/2008, 14:15




ATTO 2°: “Alcool, Fumo e Sesso…”

Zaraki Kenpachi si destò, era disteso sotto un anonimo albero dalla folta chioma sempre nella foresta di Chalons, un fortissimo mal di testa lo assillava e non solo, un bruciore nel petto all’altezza del pettorale destro, si guardò e con stupore si accorse del tatuaggio raffigurante l’ideogramma Kenpachi…..

Zaraki Kenpachi: “Ma cosa diavolo è successo non ricordo più nulla come ci sono finito quì?”
Ner’zhul: “Ben svegliato! Era ora! Credevo quasi che mi avessi raggiunto a casa sai! Per un attimo ti ho creduto morto….”
Zaraki Kenpachi: “Ma cos…ora ricordo! Tu mi hai avvisato del tradimento del Kenpachi ti sono infinitamente grato per quello che hai fatto…”
Ner’zhul: “I ringraziamenti puoi tenerli, mi basta solo che tu d’ora in poi faccia solo ciò che io ti dirò, perché non dimenticarti che ora tu sei mio!”
Zaraki Kenpachi: “Certo mio signore lei mi ha già donato il titolo di Kenpachi, proprio come mi aveva promesso, io farò tutto ciò che mi chiederà….”
Ner’zhul: “Bene era proprio quello che volevo sentire, ricordati di tenere sempre con te il mio dono, tramite quello potremmo stare sempre in contatto e io saprò sempre come trovarti e contattarti….”

A queste parole Zaraki si ricordò del rosario, si guardò il braccio destro e lo vide. Il cimelio era li, freddo e avvolto intorno al suo polso…..

Zaraki Kenpachi: “Certo mio signore! Con il suo dono io la pregherò tutte le volte che potrò, perché lei ormai è e sarà sempre il mio nuovo e unico dio!”
Ner’zhul: “Bene ragazzo la tua fedeltà è ammirevole andrai molto lontano se ti fiderai di me e se non mi tradirai, perché tu non lo farai! Sappi che la tua anima è mia e sarò io a decidere di te d’ora in poi….”
Zaraki Kenpachi: “Certo o possente!”
Ner’zhul: “Bene! Chiarito questo è ora che tu indossi nuovi abiti invece di quegli stracci….”

Detto ciò Zaraki si accorse di essere completamente a torso nudo e per di più anche sporco, all’improvviso comparirono al suo fianco degli indumenti in tutto e per tutto simili a quelli che aveva sempre portato (Kimono) solo erano neri come la notte. Li indossò e nel farlo si senti rinvigorito e stranamente pulito, tutti i dolori che provava appena svegliato cessarono e cominciò anche a profumare, come di nuovo; alla cintura comparì una sacchetto con all’interno qualche moneta d’oro…..

Ner’zhul: “Bene ora dirigiti verso nord-est, verso l’Impero in quella direzione ti attende il tuo destino!”

Zaraki Kenpachi si mise in marcia. Dopo qualche giorno di cammino, durate i quali solo la caccia e qualche itinerante rappresentarono il suo unico mezzo di sostentamento, arrivò in un villaggio talmente piccolo da non avere neanche un nome. Questo villaggio era costituito essenzialmente da qualche casa, qualche fattoria, un fabbro e una taverna all’interno della quale si svolgeva tutta la vita mondana. Kenpachi arrivò lì che ormai era sera inoltrata, di passare un’altra notte all’aperto o magari su qualche albero non ne aveva per niente voglia perciò si diresse ed entrò nella taverna con la speranza di rimediare un letto. La taverna era simile a tutte le altre taverne viste da Zaraki nel corso della sua vita, in fondo al locale c’era il bancone sul quale venivano servite le bevande e qualche pasto caldo, nel resto della stanza vi erano tavoli e sedie. Vi erano poche persone, Zaraki si sedette al bancone e subito fu avvicinato da un uomo grassoccio e baffuto l’oste probabilmente…..

Oste: “Che vi porto buon uomo? Siete straniero non vi ho mai visto da queste parti da dove venite? Che affari vi portano quì?”
Zaraki Kenpachi: “Una boccale di birra grazie e da dove vengo e i miei affari sono cose private che non condividerò mai con un grasso e curioso uomo impiccione!”

L’oste si sentì offeso e in maniera amareggiata rispose…..

Oste: “Ok! Mi scusi era solo per scambiare quattro chiacchere, le porto subito la birra!”

Zaraki era seduto pensieroso, il suo animo era rivolto a Ner’zhul e lo pregava assiduamente in silenzio, ma oltre alle preghiere ponderava anche sugl’insegnamenti ricevuti del suo ordine, i quali lo mettevano in guardia dalla vita mondana e dai suoi pericoli, se non stava attento la sua anima poteva essere corrotta e così non avrebbe mai raggiunto l’illuminazione…..

Zaraki Kenpachi: “Che idiozie! Se non fosse stato per me quei monaci e le loro stupide regole sarebbero cenere a questo ora…..Ma chi me lo fa fare di seguire ancora regole a cui non sono più legato? Ho deciso d’ora in poi oltre ad ascoltare l’onnipotente Ner’zhul, seguirò le mie di regole e farò tutto ciò che desidero nel modo in cui vorrò…..”

Detto ciò le birre cominciarono ad arrivare prima una, poi due, poi tre e così via, Zaraki cominciò ad essere particolarmente allegro ma la birra non si fermò. Fù distratto dalle grida e dagli schiamazzi di un gruppo di balordi, si girò a guardarli proprio quando, quello che sembrava essere il capoccia del gruppo cominciò ad infastidire la cameriera. Il “Capo”, così si faceva chiamare, era vestito con abiti anonimi, indossava però un cappello alla pescatore completamente nero che incuriosì e piacque a Zaraki. L’uomo era di corporatura robusta e visibilmente più vecchio del Kenpachi, la cameriera invece era un gran pezzo di figliuola, mora, occhi verdi, di media altezza, un fattore C da non trascurare e due gran bei polmoni…..

Zaraki Kenpachi: “Chi sà quanto può resistere in apnea?”

Si domandò Zaraki con un sorriso sardonico sulla bocca, compiaciuto dalla sua battuta. I fumi dell’alcool avevano spinto il nuovo Kenpachi ad un livello mentale che inebriava i suoi sensi era assuefatto dalle emozioni che provava, insomma era ubriaco marcio e gli piaceva! Non solo, vi erano altre cose che gli piacevano in quel momento, per esempio il cappello del “Capo”, la pipa stile orientale in legno, che in quel momento sempre il “Capo” tirò fuori per farsi una salutare fumata e poi ultima ma non per importanza c’era la cameriera, quella gran bonazza. Il “Capo” era ancora lì che la infastidiva quando a Zaraki cominciarono a girare vorticosamente i cocones, come aveva promesso a se stesso era deciso a prendersi tutto ciò che desiderava, nel modo a lui più pratico e veloce, si alzò…..

Capo: “Dai piccola vieni qui con me, ti farò felice vedrai, devi solo venire con me ora!”
Cameriera: “Ma neanche se fossi l’ultimo uomo sulla terra e ora lasciami stare!!”
Capo: “Dai non fare la difficile, pensi di avercela solo tu?! Ricorda con chi stai parlando io sono il Capo e tu ora farai quello che ti si chiede che tu lo voglia o no!”

A quel punto il “Capo” allungò le mani per afferrarla e nello stesso momento toccarla, quando all’improvviso fù fermato da Zaraki che con riflessi fulminei gli intercettò e afferrò il polso.

Capo: “Hei ma che cavolo fai? Di che ti impicci? Mi stavo intrattenendo con questa ragazza, lasciami la mano e vattene se non vuoi una bella lezione bifolco!”

Zaraki barcollava, farfugliava e balbettava, in mano aveva ancora un boccale di birra mezzo pieno dal quale ogni tanto si accingeva a bere qualche sorso…..

Zaraki Kenpachi: “Senti un po’….br…br…brutto maniaco delle mie palle a me non se…se…sembra che questa bellissima ragazza voglia venire con te o anche semplicemente ascoltarti sei noioso!”

Nel dire questo Kenpachi diede un’intensa occhiata alla cameriera, la quale prima stupita e poi rassicurata nel vedere qualcuno che la difendesse arrossì. Fortunatamente non si accorse che dopo il primo secondo in cui gli occhi di lei si incrociarono con quelli del suo difensore, l’occhiata si era spostata in giù e l’ubriaco Zaraki era fermo a fissare il suo gran bel davanzale.

Capo: “Forse non mi sono spiegato bifolco, devi sloggiare se no non avrai più le gambe per camminare….”

In quell’istante i 5 uomini che il “Capo” si portava dietro si alzarono e con aria minacciosa si avvicinarono al povero Zaraki, il quale distratto da quei balordi fu costretto a distogliere lo sguardo da quella visione paradisiaca…..

Zaraki Kenpachi: “Sì sì sei sproprio noioso….”

Con un gesto rapido della mano spaccò il boccale, che stringeva ancora mezzo pieno, in testa al “Capo” e lasciandogli la mano quest’ultimo rovinò a terra; i suoi scagnozzi dopo un primo momento di stupore si avventarono su Zaraki, il quale diede un calcio al bordo di un tavolo nelle vicinanze alzandolo in verticale e poi gliene diede un altro, lanciandolo così addosso alla marmaglia che gli si fiondava contro, 2 dei 5 scagnozzi vennero travolti in piedi e furono spinti addosso a delle sedie. Kenpachi, che con quella manovra aveva guadagnato qualche secondo, si voltò verso la cameriera….

Zaraki Kenpachi: “C…..come ti chiami?”
Michelle: “Michelle signore!”
Zaraki Kenpachi: "No no signore chiamami Zaraki.....
Michelle: "Ok Zaraki....."
Zaraki Kenpachi: “Cova fai dsopo il lavoro?”

3 dei 5 uomini ancora in piedi riuscirono ad avvinghiarsi a Zaraki e a trascinarlo in mezzo a loro. Kenpachi infastidito si mise in guardia e barcollando vistosamente schivò il pugno sferrato dal tipo che aveva davanti, dopo di che lo spinse costringendolo dunque ad indietreggiare, afferrò una sedia e la sfracassò in faccia all’uomo che aveva sulla sinistra, il quale tra l’altro aveva appena preso una bottiglia e ne aveva ricavato, rompendola, un “coltello da negro”. Lo scagnozzo alla sua destra invece gli si avventò contro testa bassa placcandolo e Zaraki cadde a terra, ma durante la caduta aveva afferrato la testa del suo aggressore sotto il braccio, così facendo quando toccò terra frenò la discesa con la capoccia dell’uomo il quale non si rialzò più…..

Zaraki Kenpachi: “Allora sto aspettando…..”

Rivolto alla cameriera…..

Michelle: “In teoria vado a casa ma se ha da proporre qualcosa di interessante potrei anche cambiare i miei programmi…..”
Zaraki Kenpachi: “In effetti qualcosa da proporti l’avrei…..”
Michelle: ”A si e cosa?”

Chiese la cameriera in modo molto provocante, ormai guardava il suo salvatore con occhi da mangiatrice di uomini. Subito Zaraki fù impaurito de quello sguardo ma poi capì e pensò tra sé e sé…..

Zaraki Kenpachi: “E’ fatta questa ci stà stasera si cavalca!!!!”

Si girò e diede un’occhiataccia all’ultimo uomo ancora in piedi, quest’ultimo impaurito si girò e corse via. Kenpachi poi si avvicinò al corpo senza sensi del “Capo” e prese per sé il cappello che indossò subito, la pipa, che ancora stringeva in mano, e il fumo che l’uomo teneva in una tasca dei pantaloni…..

Zaraki Kenpachi: “Questi li prendo io…..”
Michelle: “Allora cosa vuoi propormi?”

Zaraki tirò fuori un paio di monete…..

Zaraki Kenpachi: “Tu dammi una camera e seguimi così ti faccio vedere”

Lei prese una chiave da una griglia posta sotto al bancone poi si voltò e si avviò con una camminante alquanto ondulante verso le scale che portavano al piano di sopra…..

Michelle: “Purtroppo c’è solo una matrimoniale ci toccherà dividere il letto…..”
Zaraki Kenpachi: “Hu che peccato!”

Kenpachi buttò le monete su un tavolo lì vicino, nel farlo si accorse dell’oste che avendo sentito e visto tutta la rissa e il casino combinato si era rannicchiato in un angolo impaurito e li rimase per un po’. Zaraki e Michelle finirono a letto come era prevedibile, lui abile e allenato monaco riuscì a possederla più e più volte in tutte le posizioni, lei era ne voleva sempre di più e si limitava ad ansimare in preda agli orgasmi e a farsi usare. Il mattino dopo Michelle era ancora addormentata stanca per la notte di fuoco trascorsa. Kenpachi si svegliò per primo e pensò…..

Zaraki Kenpachi: “Porca miseria che torata! Era insaziabile! Meno male che sono allenato se no non avrei retto; ora però devo svignarmela o questa appena si sveglia ne vuole ancora e io sono praticamente vuoto o dato per almeno un mese…...”

Si alzò e si vestì in silenzio, scese le scale e si diresse in cucina, fortunatamente l’oste ancora dormiva, dunque prese un paio di borraccie e le riempì della birra più forte che trovò e se le legò alla cintura, dopo di che se la svignò dalla porta sul retro e in quel villaggio non ci mise più piede, ma qualcuno lì lo ricorderà per sempre. Dopo ormai qualche ora di viaggio si ricordò della pipa e del fumo del “Capo”, li tirò fuori e si andò a sedere sotto un albero. Aprì il sacchetto che conteneva il fumo e vi trovò anche un acciarino, prese un po’ della pastura e la mise nella pipa poi diede fuoco. Zaraki non era mai stato un gran fumatore, qualche volta in passato aveva provato a fumare ma era sempre finito tutto in forti tossi e anche qualche sboccata, questa volta però fù diverso. Diede una lunga e potente boccata che gli riempì i polmoni, in bocca aveva un sapore dolciastro che lo invogliava a fumare ancora. Quasi subito tutto in torno a lui gli sembrò andulare, si sentiva leggero e rilassato era, come si dice in gergo, sbabbiato. Si alzò e continuando a fumare, una boccata ogni 9 o 10 minuti, senza neanche accorgersene percorse più di 25 chilometri; una distanza notevole solo che la percorse nel senso opposto alla sua direzione, fortunatamente non ripassò per il villaggio del misfatto ma questo lo costrinse a viaggiare di notte, per recuperare il tempo perso. Finalmente dopo mille peripezie che lo videro da protagonista in risse da taverna, montate fotoniche e sbabbiate allucinanti arrivò al confine dell’impero, al confine del regno dove Ner’zhul lo attendeva e dove sarebbe diventato un grande fra i grandi.

Edited by Ner'zhul - 7/7/2008, 16:00
 
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Ner'zhul
view post Posted on 9/7/2008, 19:55




ATTO 3°: “Il cammino dei DANNATI…”

Zaraki Kenpachi, continuando il suo viaggio verso l’Impero arrivò sulle sponde del Grismarie Superiore, un imponente fiume che nasce dalle catene montuose del sud-est, attraversa tutta la foresta di Loren per poi costeggiare i monti Grigi e infine sboccare nel grande oceano occidentale. Zaraki non sapeva esattamente dove si trovasse, sapeva solo che la direzione era giusta, perchè era stata la sua nuova divinità ad indicargliela. Grazie ad un servizio di attraversamento del fiume tramite traghetto, il Kenpachi poté oltrepassare quel grande ostacolo, che altrimenti non avrebbe mai superato; si trovò così ai piedi degli imponenti e maestosi monti Grigi ultimo baluardo naturale posto a difesa dell’Impero. Erano montagne vecchie, sulle cui pendici furono combattute molte battaglie, ma che Zaraki doveva superare in nome e in fede della sua nuova lealtà verso un padrone che finora non lo aveva mai abbandonato. Così raccogliendo informazioni dal traghettatore che gli aveva fatto attraversare il Grismarie, scoprì dell’esistenza di un passo qualche miglia a sud della sua posizione, il passo Colpodascia; il traghettatore gli spiegò anche che era la principale via di comunicazione tra Bretonnia e l’Impero, nonché la strada percorsa di solito dagli eserciti invasori che scendono dal nord; gli disse anche che i Bretoniani controllavano diversi castelli a sud del passo, al cui ingresso si ergeva il castello di Montfort, la fortezza meglio difesa di tutta Bretonnia.
Kenpachi si mise in cammino verso quella che sembra l’unica via percorribile, dopo qualche ora di cammino, costeggiando la strada per evitare sgradevoli incontri, arrivò nelle vicinanze di un imponente roccaforte, quando ormai il sole era già alto nel cielo. La sorveglianza era molta e le guardie ben armate e addestrate, avversari del tutto differenti da quelli che Zaraki aveva finora affrontato nelle sue risse; decise di aspettare il calare della sera e tentare il passaggio attraverso il passo. L’attesa fù estenuante, ma finalmente la notte calò, Zaraki uscì dal sua nascondiglio che lo aveva protetto dagli sguardi delle guardie per più di mezza giornata, si diresse con fare deciso e svelto verso il cancello della roccaforte, caziò ben bene il cappello in testa con la speranza di non essere notato, al cancello due guardie erano appostate all’interno di due rientranze nelle mura, posti sui lati dell’ingresso, Kenpachi fece per passare quando…..

Guardia di destra: ”Si fermi!”
Zaraki Kenpachi: “Prego?”
Guardia di destra: “Ha sentito benissimo, ho detto si fermi e poi si identifichi cosa fa da queste parti?”

Zaraki si fermò…..

Zaraki Kenpachi: “Sono solo un innocuo e solitario viandante, che va per la sua strada e come penso si capisca, voglio attraversare il passo…..”
Guardia di sinistra: “Lei vuole attraversare il passo!?! Ma non sa che non si può?! Il passo è sorvegliato a sud da noi e a nord dall’Impero, per i viandanti è vietato attraversarlo a meno che non abbiano un’autorizzazione, lei la possiede?”
Zaraki Kenpachi: “A dire il vero io non sapevo niente riguardo questa autorizzazione e non so neanche come bisogna procurarsela…..”
Guardia di destra: “Bene allora non possiamo permetterle di passare, comunque per avere un’autorizzazione deve tornare a Gisoreux, ripercorrendo gran parte del Grismarie nella direzione opposta a questa, poi la faremo passare”
Zaraki Kenpachi: “Ma saranno settimane di viaggio a piedi, io non ho tutto questo tempo, non potete fare uno strappo alla regola per questa volta e farmi passare lo stesso, infondo sono solo un innocuo viandante?”
Guardia di sinistra: “Mi dispiace ma gli ordini sono ordini, quindi non possiamo farla passare e le devo anche chiedere di togliersi dai piedi e lasciare libero il passaggio…..”
Zaraki Kenpachi: “A questo punto non mi lasciate altra scelta, dovrò aprirmi un varco da solo e se mi sbarrerete la strada farete probabilmente una brutta fine…..”

A queste parole le guardie abbassarono le alabarde puntandole contro Zaraki, il quale con molta calma tolse dalla cintura una dei suoi fiaschetti lo aprì e mandò giù un grosso sorso, poi lo ripose di nuovo, sempre attaccato alla sua cintura e subito dopo con un balzo improvviso si avventò contro la guardia di sinistra cogliendola alla sprovvista e sfracassandogli il naso con una testata, la disarmò e spezzò l’arma. La guardia di destra gridò dando l’allarme, Zaraki cercò di impedirglielo ma fù troppo lento, allora preso dall’ira scartò con maestria l’affondo della guardia diretto al suo stomaco e gli si portò alle spalle, dove con un unico e fluido gesto gli spezzò il collo; ma ormai era troppo tardi il cancello si aprì e da esso fuoriuscirono una ventina di guardie armate di spada, mentre dal parapetto sovrastante l’apertura una decina di arcieri lo tenevano sotto tiro. Zaraki fu circondato e decise di arrendersi, capendo che non ce l’avrebbe mai fatta e ponendo così il suo destino nelle mani del capo delle guardie, che a quel punto si avvicinò…..

Barak: “Io sono Barak il capo delle guardie della fortezza di Montfort e tu sei in arresto per aver infranto le legge e per aver aggredito una guardia e averne uccisa un’altra!”

Barak era un uomo nerboruto dal collo taurino, calvo e con una folta barba grigio scura, vistosamente più alto di Zaraki, indossava un’armatura che gli copriva solo il possente petto lasciando scoperte le braccia, impugnava nella mano sinistra un grosso martello da guerra; infondeva coraggio e rispetto nelle guardie al suo seguito, ma al Kenpachi non importava, lui voleva passare e in un modo o nell’altro ci sarebbe riuscito, ma per ora comprese che era meglio farsi catturare e starsene buoni…..

Zaraki Kenpachi: “Io volevo solo passare, sono stati loro, nonostante i miei avvertimenti, a cominciare puntandomi le loro armi contro e hanno avuto ciò che meritavano…..”
Barak: “E tu infimo verme avrai lo stesso destino…...Portatelo alle prigioni e ingabbiate questa bestia lo interrogherò io personalmente!”

Subito Zaraki fu portato nelle segrete dove venne incatenato al muro per le mani, in attesa dell’interrogatorio del possente Barak. Dopo qualche ora, durante le quali Zaraki venne spogliato del suo kimono e privato di tutti i suoi oggetti compreso il dono del grande Ner’zhul, arrivò Barak il quale una volta entrato nella cella vide un Kenpachi semi nudo con solo una mutanda a coprire le parti intime, ma la cosa che lo colpì di più fu il tatuaggio che il prigioniero aveva sul pettorale destro, di cui però non ne capì il significato…..

Barak: “Guardie lasciateci soli!”
Zaraki Kenpachi: “Finalmente! Era un po’ che l’aspettavo, pensavo che non sarebbe mai arrivato…..”
Barak: “Taci cane! A me di quello che pensi o pensavi non importa, ora ti farò delle domande e tu mi darai delle risposte chiare mi sono spiegato?!”
Zaraki Kenpachi: “Certo chiarissimo…..”
Barak: “Bene! Allora che ci facevi da queste parti?”
Zaraki Kenpachi: “Ve l’ho già detto, volevo solo passare…..”
Barak: “Non mentirmi verme! Se volevi solo passare allora perché hai attaccato le mie guardie?”
Zaraki Kenpachi: “Vi ho gia detto anche questo, loro non mi lasciavano passare e ho dovuto provvedere…..”
Barak: “Tu hai ucciso a sangue freddo un ottimo soldato e un padre di famiglia come fai a stare in pace con te stesso?”
Zaraki Kenpachi: “A me non importa niente di quella guardia, nè chi era né cos’era e ora se hai finito, lasciami in pace!”
Barak: “Tu sei pericoloso e non meriti di vivere! Ma ora dimmi…..un’ultima domanda cosa è questo?”

Così dicendo Barak tirò fuori da una tasca il rosario di Kenpachi e glielo fece vedere, Zaraki alla vista del dono del suo signore nelle mani di un’altro non ci vide più e scoppiò di rabbia…..

Zaraki Kenpachi: “Non toccarlo cane!!! Tu non sei degno neanche di guardarlo!! Come osi toccare un oggetto così prezioso come quello, con le tu sporche mani!!! Infame verme schifoso, io ti strapperò il cuore ancora pulsante per questo ridammelo! Ridammelo!! Ridammelo!!!”

Barak sconvolto dalla reazione del prigioniero fece qualche passo indietro e lo guardò negli occhi, nel momento in cui i due sguardi si incrociarono fu come se due grandi potenze si scontrarono, Barak era esperto e non solo, anche lui nascondeva qualcosa di strano, ma doveva essere l’esatto contrario di ciò che giaceva nella anima di Zaraki…..

Barak: “Tu sei matto! Tu non sei sano di mente!”
Zaraki Kenpachi: “Sanità mentale? Spiacente ma non ricordo di avere mai avuto un fastidio simile!!!”
Barak: “Bhe non importa ciò che ricordi, all’alba verrai giustiziato e non rivedrai più questo strano oggetto al quale tieni tanto! E ora soffri cane! Questa è la volontà divina che ti punisce per tutto il male che hai causato ad una famiglia con la tu impudenza!!”
Zaraki Kenpachi: “Non sai quello che stai facendo! Non sai chi stai sfidando io sono il Kenpachi e giuro che mi vendicherò!”

Barak se ne andò e chiudendo la cella notò l’odio e l’ira negli occhi di Kenpachi, occhi che avevano assunto una colorazione dell’iride gialla con contorno rosso, simbolo del male presente in lui, marchio di odio profondo e di corruzione completa e senza eguali che non lo avrebbe più abbandonato. Non appena Zaraki rimase solo, fù avvolto dalle tenebre e una voce riecheggiò nella sua mente, una voce dagli abissi…..

Ner’zhul: “Calmo! Calmo mio devoto!”
Zaraki Kenpachi: “Signore ma come fa non ho più il rosario ho perso il suo dono non merito di vivere!”
Ner’zhul: “Non disperare! Il rosario è più vicino di quanto pensi, come lo è la tua liberazione!”
Zaraki Kenpachi: “Davvero?! E come? Quando?”
Ner’zhul: “Calmo calmo a tempo debito! Prima di domani mattina tu sari libero, ho chiesto aiuto a dei nostri amici ho chiesto aiuto ai DANNATI!”
Zaraki Kenpachi: “Ma signore loro sono delle bestie sono infami e traditori come può fidarsi di loro!?!”
Ner’zhul: “Dubiti forse di me!!”
Zaraki Kenpachi: “Certo che no o possente ero solo spaesato da questa strana alleanza…..”
Ner’zhul: “Non preoccuparti loro sono miei e lo sono sempre stati!”
Zaraki Kenpachi: “Allora anche quando attaccarono i monaci! C’era lei dietro tutto quello che è successo!”
Ner’zhul: “Certo che si! Quei monaci erano e sono feccia non meritano di posare piede su questa terra e tu lo sai anche meglio di me!”
Zaraki Kenpachi: “ Certo signore!!”
Ner’zhul: “Comunque non è per loro che ti ho contattato ma è per te! Appena ti verranno a prendere per giustiziarti sarà il momento di fuggire…..”
Zaraki Kenpachi: “E come capirò in che modo fare mio signore!?”
Ner’zhul: “Lo capirai…..”

Queste furono le ultime parole udite da Kenpachi da parte del suo dio. Dopo qualche ora delle guardie entrarono nella cella di Zaraki, erano tre, il primo si dispose davanti al prigioniero mentre gli altri due erano dietro rispettivamente a destra e a sinistra. La guardia davanti a Zaraki prese una pergamena e cominciò a leggerla…..

Guardia: “Con il potere conferitomi dal regno di Bretonnia grazie agli ordini di lord Barak il paladino, io, tuo giustiziere ora ti condurrò verso il tuo destino, verso il patibolo pubblico allestito nella piazza, in modo tale che tu funga da monito…..ecc.”

La guardia continuava a parlare mentre Zaraki fissava il terreno ai suoi piedi, all’improvviso si alzò una fitta nebbia come se si fossero spostati in piena pianura in autunno; a quel punto Zaraki capì, alzò lo sguardo e fissò la guardia davanti a sè con i suoi nuovi occhi pieni di odio, sul viso un ghigno di disprezzo e follia…..

Zaraki Kenpachi: “E’ ero che io me ne vada da qui…..”

I carcerieri spaventati per la nebbia non sapevano come comportarsi, due figure completamente vestite di nero comparvero alle spalle delle due guardie che si trovavano dietro a quella che fino a 5 secondi fa leggeva, subito una mano si posò sulla loro bocca e due lunghi coltelli sgozzarono come maiali i due carcerieri, quasi in contemporanea Zaraki, al quale avevano lasciato stupidamente le gambe libere, afferrò la testa dell’ultima guardia rimasta con i piedi e con un netto strattone verso destra gli ruppe il collo…..

Zaraki Kenpachi: “Era ora che arrivaste…..”
Ninja: “Dubitavi forse!?!”

I due ninja liberarono il Kenpachi e gli porsero un forziere…..

Ninja: “Lì dentro troverai le tue cose…..”

Zaraki lo aprì e subito si rimise al polso il rosario di Ner’zhul, poi si vestì prendendo tutto ciò che gli apparteneva, i due ninja gli fecero cenno di seguirlo e corsero fuori. Albeggiava, portarono Zaraki, che li seguiva, al camminatoio lungo le mura dove tramite dei rampini erano pronti a scendere dall’altra parte, quando all’improvviso…..

Barak: “Dove pensi di fuggire infame!!”

Una possente figura si trovò a sbarrare la strada ai tre, era Barak…..

Zaraki Kenpachi: “Barak figlio di cane! Io ho un conto in sospeso con te devo strapparti il cuore ricordi lurido verme!?!”
Barak: “Vieni avanti e provaci!!”

Uno dei due ninja si sferro contro Barak, il quale con un colpo di mazza cercò di colpirlo senza riuscirci, Barak era molto grosso e forte ma i ninja e lo stesso Zaraki erano molto più veloci e agili, allora il ninja compose strani simboli con le mani e poi una fortissima fiammata fuoriuscì dalla sua bocca investendo in pieno Barak. Il fumo scatenato dal fuoco appena sprigionato era denso e all’improvviso una grossa mano ne fuoriuscì e afferrò il povero ninja che finì stritolato e gettato di sotto le mura, Barak era in piedi più maestoso che mai nonostante le fiamme lo avessero colpito in pieno; a quel punto Zaraki si stufò e si rivolse al ninja…..

Zaraki Kenpachi: “Tu vai e sgomberami la strada questo è mio tocca a me farlo fuori…..”

Zaraki si passo la lingua sulle labbra, assaporando il gusto della battaglia e della morte, il ninja superstite scese intanto le mura con il rampino, Barak non glielo impedì perché era concentrato su quella che per lui era la vera minaccia Kenpachi…..

Barak: “Allora folle vediamo se riesci a strapparmi il cuore!!”
Zaraki Kenpachi: “Con piacere!!”

Zaraki gli si avventò contro, Barak calò la sua enorme mazza su di lui senza colpirlo impattando così sulla roccia del camminatoio, l’onda d’urto che ne scaturì dall’impatto sembrò causare un piccolo terremoto; Zaraki approfittò dell’apertura causata dal liscio del nemico saltando e colpendo con un bel calcio assestato alla base del collo il suo avversario, ma Barak sembrò non risentirne, Zaraki ne rimase sconvolto ma non si fece prendere dal panico, infondo quello era solo un assaggio, Barak cominciò a far roteare la mazza frantumando quasi qualunque cosa incontrasse, Zaraki usando il parapetto del camminatoio come sponda saltò sulle spalle del nemico, cominciò a colpirlo con possenti e distruttive gomitate sul cranio, quest’ultime scaturirono qualche effetto, tanto che Barak si dovette appoggiare alla sua mazza, usata in questo momento come bastone, per non cadere, ma si riprese e afferrò Zaraki per il fianco con la mano libera, scaraventandolo contro il parapetto di pietra, la botta probabilmente ruppe qualche costala a Zaraki, che però era determinato a far fuori quel bestione, cosi si rialzò e con agilità ridotta dalle ferite, ma sufficiente, roteò su se stesso sfilando con una impressionante rapidità di mano, il coltello dalla cinta del suo avversario e portandosi sempre dietro di lui, con una taglio netto gli mozzo il tendine del piede sinistro, facendolo rovinare in avanti, Barak urlò per il dolore e per la rabbia…..

Barak: “Bastardo ma non è ancora finita!!”
Zaraki Kenpachi: “Hai fatto un grave errore a sfidarmi ora godrò io delle tue sofferenze…..Barak temi tu la morte!?!”

Barak a quelle parole lo caricò urlando, il piede sinistro quasi gli si staccò completamente per lo sforzo al quale lo stava sottoponendo, Zaraki ormai sapeva già come sarebbe andata a finire gli corse in contro e in maniera rapida, prima piantò il coltello nel petto del suo avversario poi gli scivolò sotto le gambe. Barak cadde a terra, Kenpachi si rialzò e si avvicinò al corpo del suo nemico, intanto il frastuono causato dai due aveva fatto scattare l’allarme e un sacco di guardie si stavano dirigendo verso il fuggitivo, in maniera ancora più disperata dopo la visione della rovinosa caduta del loro capitano. Zaraki girò il corpo di Barak, quest’ultimo era lordo di sangue e Kenpachi godeva nel vederlo disteso ancora ansimante e sofferente; afferrò l’elsa del coltello impiantato nel petto di Barak e lo sfilò con uno scatto, intanto un mugolio di dolore fuoriuscì dalla bocca del paladino insieme a fiotti di sangue…..

Zaraki Kenpachi: “E ora farò ciò che ti ho promesso, mi avrebbe dato fastidio andarmene senza neanche darti ciò che ti spetta…..”

Detto ciò Zaraki cominciò a squarciare il petto del suo nemico ancora vivo, gli aprì la cassa toracica e gli afferrò il cuore, senza lederlo però, lo strinse un po’ e basta, fissando con enfasi le espressioni di dolore che si dipingevano sul viso di Barak il paladino; subito delle guardie arrivarono finalmente e si immobilizzarono davanti a quella scena…..

Guardie: “Cosa stai facendo al nostro amato capitano?! Allontanati da li….”

Molte delle guardie avevano le lacrime agli occhi per ciò che stava accadendo al loro capitano, Barak era sempre stato un idolo per i suoi uomini, quasi come un padre per molti di loro che aveva allevato, ed era quindi amato da tutti specialmente dalle sue guardie. Ma a Zaraki Kenpachi tutto questo non importava, Barak lo aveva insultato e soprattutto aveva insultato Ner’zhul il suo dio, con il gesto che aveva fatto e perciò lo aveva punito con la morte unica punizione accattabile per Zaraki…..

Zaraki Kenpachi: “Prima che tu possa lasciare questo mondo Barak voglio dirti una cosa…..”

Zaraki si scoprì il pettorale destro e mostrò a tutti l’ideogramma…..

Zaraki Kenpachi: “Questo simbolo vuol dire Kenpachi e chi lo porta è solo il più forte, letteralmente significa “non importa quante volte verrò ucciso io non sarò mai sconfitto”, quindi Barak tu hai perso contro il migliore e perciò non darti pena avresti perso comunque ha ha ha !!”
Barak: ”A me non importa perché io lascio questo mondo felice e senza rimpianti tu invece…..la tu anima verrà lacerata da mille agonie una volta che sarai morto e non avrai mai pace…..”
Zaraki Kenpachi: “Mi dispiace ma ti è andata male anche questa volta, io voglio vivere per sempre e la mia anima non è più mia gia da un tempo…..”

Detto questo Zaraki con uno strattone strappo dal petto il cuore di Barak, ancora pulsante come gli aveva promesso, le grida di dolore del paladino riecheggiarono per tutto il passo Colpodascia, le guardie che assisterono alla scena si disperarono e si avventarono su Zaraki che fuggì agile e veloce giù dalla corda che il ninja superstite aveva lasciato, quest’ultimo lo afferrò una volta che toccò terra e insieme scomparirono. Riapparvero in una grotta situata all’interno di una montagna, nel centro dei monti Grigi. Li Zaraki si sentì lenire le sue ferite e il dolore sparì, in mano stringeva ancora il cuore di Barak che lasciò cadere, una persona avvolta da un manto nero e viola gli si avvicinò…..

Kel’thuzad: “Io sono Kel’thuzad eterno servitore del re lich, nostro signore Ner’zhul! Ti attendevamo Zaraki Kenpachi”
Zaraki Kenpachi: “Ne sono sicuro!”
Kel’thuzad: “Con l’uccisione di quel paladino tu hai definitivamente abbracciato il tu destino…..Sei pronto a percorrere il cammino che il nostro signore ha scelto per te?! Sei pronto a percorrere il cammino dei DANNATI!?!”
Zaraki Kenpachi: “Come Ner’zhul desidera!!!”

Passarano anni e Zaraki Kenpachi, tramite il suo rosario, fù seguito in nuovi e duri allenamenti da Ner'zhul in persona, tant'è che arrivò a chiamarlo maestro. Un giorno come tanti, proprio come tutto cominciò, dopo il suo venticinquesimo anno di età, passato a studiare altre arti di lotta e strane tecniche, il suo signore chiamò.....

Ner'zhul: "Mio asceta il tuo rifiuto delle cose materiali, per rafforzare la tua volonta e come preghiera nei miei confronti è ammirevole.....Ma ora è giunto il momento delle tua partenza!"
Zaraki Kenpchi: "Si maestro! Come desidera....."
Ner'zhul: "Va e diffondi la mia parola come mio profeta! Tu sarai secondo solo a me!"

Zaraki partì e girò in lungo e in largo la Bretonnia e l'Impero, tra risse, omicidi, sbabbiate, balle da fogo e torate galattiche chi sà quante altre straosdinarie avventure affronterà il mitico ZARAKI KENPACHI.

Edited by Ner'zhul - 9/7/2008, 21:18
 
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