| ATTO 3°: “Il cammino dei DANNATI…”
Zaraki Kenpachi, continuando il suo viaggio verso l’Impero arrivò sulle sponde del Grismarie Superiore, un imponente fiume che nasce dalle catene montuose del sud-est, attraversa tutta la foresta di Loren per poi costeggiare i monti Grigi e infine sboccare nel grande oceano occidentale. Zaraki non sapeva esattamente dove si trovasse, sapeva solo che la direzione era giusta, perchè era stata la sua nuova divinità ad indicargliela. Grazie ad un servizio di attraversamento del fiume tramite traghetto, il Kenpachi poté oltrepassare quel grande ostacolo, che altrimenti non avrebbe mai superato; si trovò così ai piedi degli imponenti e maestosi monti Grigi ultimo baluardo naturale posto a difesa dell’Impero. Erano montagne vecchie, sulle cui pendici furono combattute molte battaglie, ma che Zaraki doveva superare in nome e in fede della sua nuova lealtà verso un padrone che finora non lo aveva mai abbandonato. Così raccogliendo informazioni dal traghettatore che gli aveva fatto attraversare il Grismarie, scoprì dell’esistenza di un passo qualche miglia a sud della sua posizione, il passo Colpodascia; il traghettatore gli spiegò anche che era la principale via di comunicazione tra Bretonnia e l’Impero, nonché la strada percorsa di solito dagli eserciti invasori che scendono dal nord; gli disse anche che i Bretoniani controllavano diversi castelli a sud del passo, al cui ingresso si ergeva il castello di Montfort, la fortezza meglio difesa di tutta Bretonnia. Kenpachi si mise in cammino verso quella che sembra l’unica via percorribile, dopo qualche ora di cammino, costeggiando la strada per evitare sgradevoli incontri, arrivò nelle vicinanze di un imponente roccaforte, quando ormai il sole era già alto nel cielo. La sorveglianza era molta e le guardie ben armate e addestrate, avversari del tutto differenti da quelli che Zaraki aveva finora affrontato nelle sue risse; decise di aspettare il calare della sera e tentare il passaggio attraverso il passo. L’attesa fù estenuante, ma finalmente la notte calò, Zaraki uscì dal sua nascondiglio che lo aveva protetto dagli sguardi delle guardie per più di mezza giornata, si diresse con fare deciso e svelto verso il cancello della roccaforte, caziò ben bene il cappello in testa con la speranza di non essere notato, al cancello due guardie erano appostate all’interno di due rientranze nelle mura, posti sui lati dell’ingresso, Kenpachi fece per passare quando…..
Guardia di destra: ”Si fermi!” Zaraki Kenpachi: “Prego?” Guardia di destra: “Ha sentito benissimo, ho detto si fermi e poi si identifichi cosa fa da queste parti?”
Zaraki si fermò…..
Zaraki Kenpachi: “Sono solo un innocuo e solitario viandante, che va per la sua strada e come penso si capisca, voglio attraversare il passo…..” Guardia di sinistra: “Lei vuole attraversare il passo!?! Ma non sa che non si può?! Il passo è sorvegliato a sud da noi e a nord dall’Impero, per i viandanti è vietato attraversarlo a meno che non abbiano un’autorizzazione, lei la possiede?” Zaraki Kenpachi: “A dire il vero io non sapevo niente riguardo questa autorizzazione e non so neanche come bisogna procurarsela…..” Guardia di destra: “Bene allora non possiamo permetterle di passare, comunque per avere un’autorizzazione deve tornare a Gisoreux, ripercorrendo gran parte del Grismarie nella direzione opposta a questa, poi la faremo passare” Zaraki Kenpachi: “Ma saranno settimane di viaggio a piedi, io non ho tutto questo tempo, non potete fare uno strappo alla regola per questa volta e farmi passare lo stesso, infondo sono solo un innocuo viandante?” Guardia di sinistra: “Mi dispiace ma gli ordini sono ordini, quindi non possiamo farla passare e le devo anche chiedere di togliersi dai piedi e lasciare libero il passaggio…..” Zaraki Kenpachi: “A questo punto non mi lasciate altra scelta, dovrò aprirmi un varco da solo e se mi sbarrerete la strada farete probabilmente una brutta fine…..”
A queste parole le guardie abbassarono le alabarde puntandole contro Zaraki, il quale con molta calma tolse dalla cintura una dei suoi fiaschetti lo aprì e mandò giù un grosso sorso, poi lo ripose di nuovo, sempre attaccato alla sua cintura e subito dopo con un balzo improvviso si avventò contro la guardia di sinistra cogliendola alla sprovvista e sfracassandogli il naso con una testata, la disarmò e spezzò l’arma. La guardia di destra gridò dando l’allarme, Zaraki cercò di impedirglielo ma fù troppo lento, allora preso dall’ira scartò con maestria l’affondo della guardia diretto al suo stomaco e gli si portò alle spalle, dove con un unico e fluido gesto gli spezzò il collo; ma ormai era troppo tardi il cancello si aprì e da esso fuoriuscirono una ventina di guardie armate di spada, mentre dal parapetto sovrastante l’apertura una decina di arcieri lo tenevano sotto tiro. Zaraki fu circondato e decise di arrendersi, capendo che non ce l’avrebbe mai fatta e ponendo così il suo destino nelle mani del capo delle guardie, che a quel punto si avvicinò…..
Barak: “Io sono Barak il capo delle guardie della fortezza di Montfort e tu sei in arresto per aver infranto le legge e per aver aggredito una guardia e averne uccisa un’altra!”
Barak era un uomo nerboruto dal collo taurino, calvo e con una folta barba grigio scura, vistosamente più alto di Zaraki, indossava un’armatura che gli copriva solo il possente petto lasciando scoperte le braccia, impugnava nella mano sinistra un grosso martello da guerra; infondeva coraggio e rispetto nelle guardie al suo seguito, ma al Kenpachi non importava, lui voleva passare e in un modo o nell’altro ci sarebbe riuscito, ma per ora comprese che era meglio farsi catturare e starsene buoni…..
Zaraki Kenpachi: “Io volevo solo passare, sono stati loro, nonostante i miei avvertimenti, a cominciare puntandomi le loro armi contro e hanno avuto ciò che meritavano…..” Barak: “E tu infimo verme avrai lo stesso destino…...Portatelo alle prigioni e ingabbiate questa bestia lo interrogherò io personalmente!”
Subito Zaraki fu portato nelle segrete dove venne incatenato al muro per le mani, in attesa dell’interrogatorio del possente Barak. Dopo qualche ora, durante le quali Zaraki venne spogliato del suo kimono e privato di tutti i suoi oggetti compreso il dono del grande Ner’zhul, arrivò Barak il quale una volta entrato nella cella vide un Kenpachi semi nudo con solo una mutanda a coprire le parti intime, ma la cosa che lo colpì di più fu il tatuaggio che il prigioniero aveva sul pettorale destro, di cui però non ne capì il significato…..
Barak: “Guardie lasciateci soli!” Zaraki Kenpachi: “Finalmente! Era un po’ che l’aspettavo, pensavo che non sarebbe mai arrivato…..” Barak: “Taci cane! A me di quello che pensi o pensavi non importa, ora ti farò delle domande e tu mi darai delle risposte chiare mi sono spiegato?!” Zaraki Kenpachi: “Certo chiarissimo…..” Barak: “Bene! Allora che ci facevi da queste parti?” Zaraki Kenpachi: “Ve l’ho già detto, volevo solo passare…..” Barak: “Non mentirmi verme! Se volevi solo passare allora perché hai attaccato le mie guardie?” Zaraki Kenpachi: “Vi ho gia detto anche questo, loro non mi lasciavano passare e ho dovuto provvedere…..” Barak: “Tu hai ucciso a sangue freddo un ottimo soldato e un padre di famiglia come fai a stare in pace con te stesso?” Zaraki Kenpachi: “A me non importa niente di quella guardia, nè chi era né cos’era e ora se hai finito, lasciami in pace!” Barak: “Tu sei pericoloso e non meriti di vivere! Ma ora dimmi…..un’ultima domanda cosa è questo?”
Così dicendo Barak tirò fuori da una tasca il rosario di Kenpachi e glielo fece vedere, Zaraki alla vista del dono del suo signore nelle mani di un’altro non ci vide più e scoppiò di rabbia…..
Zaraki Kenpachi: “Non toccarlo cane!!! Tu non sei degno neanche di guardarlo!! Come osi toccare un oggetto così prezioso come quello, con le tu sporche mani!!! Infame verme schifoso, io ti strapperò il cuore ancora pulsante per questo ridammelo! Ridammelo!! Ridammelo!!!”
Barak sconvolto dalla reazione del prigioniero fece qualche passo indietro e lo guardò negli occhi, nel momento in cui i due sguardi si incrociarono fu come se due grandi potenze si scontrarono, Barak era esperto e non solo, anche lui nascondeva qualcosa di strano, ma doveva essere l’esatto contrario di ciò che giaceva nella anima di Zaraki…..
Barak: “Tu sei matto! Tu non sei sano di mente!” Zaraki Kenpachi: “Sanità mentale? Spiacente ma non ricordo di avere mai avuto un fastidio simile!!!” Barak: “Bhe non importa ciò che ricordi, all’alba verrai giustiziato e non rivedrai più questo strano oggetto al quale tieni tanto! E ora soffri cane! Questa è la volontà divina che ti punisce per tutto il male che hai causato ad una famiglia con la tu impudenza!!” Zaraki Kenpachi: “Non sai quello che stai facendo! Non sai chi stai sfidando io sono il Kenpachi e giuro che mi vendicherò!”
Barak se ne andò e chiudendo la cella notò l’odio e l’ira negli occhi di Kenpachi, occhi che avevano assunto una colorazione dell’iride gialla con contorno rosso, simbolo del male presente in lui, marchio di odio profondo e di corruzione completa e senza eguali che non lo avrebbe più abbandonato. Non appena Zaraki rimase solo, fù avvolto dalle tenebre e una voce riecheggiò nella sua mente, una voce dagli abissi…..
Ner’zhul: “Calmo! Calmo mio devoto!” Zaraki Kenpachi: “Signore ma come fa non ho più il rosario ho perso il suo dono non merito di vivere!” Ner’zhul: “Non disperare! Il rosario è più vicino di quanto pensi, come lo è la tua liberazione!” Zaraki Kenpachi: “Davvero?! E come? Quando?” Ner’zhul: “Calmo calmo a tempo debito! Prima di domani mattina tu sari libero, ho chiesto aiuto a dei nostri amici ho chiesto aiuto ai DANNATI!” Zaraki Kenpachi: “Ma signore loro sono delle bestie sono infami e traditori come può fidarsi di loro!?!” Ner’zhul: “Dubiti forse di me!!” Zaraki Kenpachi: “Certo che no o possente ero solo spaesato da questa strana alleanza…..” Ner’zhul: “Non preoccuparti loro sono miei e lo sono sempre stati!” Zaraki Kenpachi: “Allora anche quando attaccarono i monaci! C’era lei dietro tutto quello che è successo!” Ner’zhul: “Certo che si! Quei monaci erano e sono feccia non meritano di posare piede su questa terra e tu lo sai anche meglio di me!” Zaraki Kenpachi: “ Certo signore!!” Ner’zhul: “Comunque non è per loro che ti ho contattato ma è per te! Appena ti verranno a prendere per giustiziarti sarà il momento di fuggire…..” Zaraki Kenpachi: “E come capirò in che modo fare mio signore!?” Ner’zhul: “Lo capirai…..”
Queste furono le ultime parole udite da Kenpachi da parte del suo dio. Dopo qualche ora delle guardie entrarono nella cella di Zaraki, erano tre, il primo si dispose davanti al prigioniero mentre gli altri due erano dietro rispettivamente a destra e a sinistra. La guardia davanti a Zaraki prese una pergamena e cominciò a leggerla…..
Guardia: “Con il potere conferitomi dal regno di Bretonnia grazie agli ordini di lord Barak il paladino, io, tuo giustiziere ora ti condurrò verso il tuo destino, verso il patibolo pubblico allestito nella piazza, in modo tale che tu funga da monito…..ecc.”
La guardia continuava a parlare mentre Zaraki fissava il terreno ai suoi piedi, all’improvviso si alzò una fitta nebbia come se si fossero spostati in piena pianura in autunno; a quel punto Zaraki capì, alzò lo sguardo e fissò la guardia davanti a sè con i suoi nuovi occhi pieni di odio, sul viso un ghigno di disprezzo e follia…..
Zaraki Kenpachi: “E’ ero che io me ne vada da qui…..”
I carcerieri spaventati per la nebbia non sapevano come comportarsi, due figure completamente vestite di nero comparvero alle spalle delle due guardie che si trovavano dietro a quella che fino a 5 secondi fa leggeva, subito una mano si posò sulla loro bocca e due lunghi coltelli sgozzarono come maiali i due carcerieri, quasi in contemporanea Zaraki, al quale avevano lasciato stupidamente le gambe libere, afferrò la testa dell’ultima guardia rimasta con i piedi e con un netto strattone verso destra gli ruppe il collo…..
Zaraki Kenpachi: “Era ora che arrivaste…..” Ninja: “Dubitavi forse!?!”
I due ninja liberarono il Kenpachi e gli porsero un forziere…..
Ninja: “Lì dentro troverai le tue cose…..”
Zaraki lo aprì e subito si rimise al polso il rosario di Ner’zhul, poi si vestì prendendo tutto ciò che gli apparteneva, i due ninja gli fecero cenno di seguirlo e corsero fuori. Albeggiava, portarono Zaraki, che li seguiva, al camminatoio lungo le mura dove tramite dei rampini erano pronti a scendere dall’altra parte, quando all’improvviso…..
Barak: “Dove pensi di fuggire infame!!”
Una possente figura si trovò a sbarrare la strada ai tre, era Barak…..
Zaraki Kenpachi: “Barak figlio di cane! Io ho un conto in sospeso con te devo strapparti il cuore ricordi lurido verme!?!” Barak: “Vieni avanti e provaci!!”
Uno dei due ninja si sferro contro Barak, il quale con un colpo di mazza cercò di colpirlo senza riuscirci, Barak era molto grosso e forte ma i ninja e lo stesso Zaraki erano molto più veloci e agili, allora il ninja compose strani simboli con le mani e poi una fortissima fiammata fuoriuscì dalla sua bocca investendo in pieno Barak. Il fumo scatenato dal fuoco appena sprigionato era denso e all’improvviso una grossa mano ne fuoriuscì e afferrò il povero ninja che finì stritolato e gettato di sotto le mura, Barak era in piedi più maestoso che mai nonostante le fiamme lo avessero colpito in pieno; a quel punto Zaraki si stufò e si rivolse al ninja…..
Zaraki Kenpachi: “Tu vai e sgomberami la strada questo è mio tocca a me farlo fuori…..”
Zaraki si passo la lingua sulle labbra, assaporando il gusto della battaglia e della morte, il ninja superstite scese intanto le mura con il rampino, Barak non glielo impedì perché era concentrato su quella che per lui era la vera minaccia Kenpachi…..
Barak: “Allora folle vediamo se riesci a strapparmi il cuore!!” Zaraki Kenpachi: “Con piacere!!”
Zaraki gli si avventò contro, Barak calò la sua enorme mazza su di lui senza colpirlo impattando così sulla roccia del camminatoio, l’onda d’urto che ne scaturì dall’impatto sembrò causare un piccolo terremoto; Zaraki approfittò dell’apertura causata dal liscio del nemico saltando e colpendo con un bel calcio assestato alla base del collo il suo avversario, ma Barak sembrò non risentirne, Zaraki ne rimase sconvolto ma non si fece prendere dal panico, infondo quello era solo un assaggio, Barak cominciò a far roteare la mazza frantumando quasi qualunque cosa incontrasse, Zaraki usando il parapetto del camminatoio come sponda saltò sulle spalle del nemico, cominciò a colpirlo con possenti e distruttive gomitate sul cranio, quest’ultime scaturirono qualche effetto, tanto che Barak si dovette appoggiare alla sua mazza, usata in questo momento come bastone, per non cadere, ma si riprese e afferrò Zaraki per il fianco con la mano libera, scaraventandolo contro il parapetto di pietra, la botta probabilmente ruppe qualche costala a Zaraki, che però era determinato a far fuori quel bestione, cosi si rialzò e con agilità ridotta dalle ferite, ma sufficiente, roteò su se stesso sfilando con una impressionante rapidità di mano, il coltello dalla cinta del suo avversario e portandosi sempre dietro di lui, con una taglio netto gli mozzo il tendine del piede sinistro, facendolo rovinare in avanti, Barak urlò per il dolore e per la rabbia…..
Barak: “Bastardo ma non è ancora finita!!” Zaraki Kenpachi: “Hai fatto un grave errore a sfidarmi ora godrò io delle tue sofferenze…..Barak temi tu la morte!?!”
Barak a quelle parole lo caricò urlando, il piede sinistro quasi gli si staccò completamente per lo sforzo al quale lo stava sottoponendo, Zaraki ormai sapeva già come sarebbe andata a finire gli corse in contro e in maniera rapida, prima piantò il coltello nel petto del suo avversario poi gli scivolò sotto le gambe. Barak cadde a terra, Kenpachi si rialzò e si avvicinò al corpo del suo nemico, intanto il frastuono causato dai due aveva fatto scattare l’allarme e un sacco di guardie si stavano dirigendo verso il fuggitivo, in maniera ancora più disperata dopo la visione della rovinosa caduta del loro capitano. Zaraki girò il corpo di Barak, quest’ultimo era lordo di sangue e Kenpachi godeva nel vederlo disteso ancora ansimante e sofferente; afferrò l’elsa del coltello impiantato nel petto di Barak e lo sfilò con uno scatto, intanto un mugolio di dolore fuoriuscì dalla bocca del paladino insieme a fiotti di sangue…..
Zaraki Kenpachi: “E ora farò ciò che ti ho promesso, mi avrebbe dato fastidio andarmene senza neanche darti ciò che ti spetta…..”
Detto ciò Zaraki cominciò a squarciare il petto del suo nemico ancora vivo, gli aprì la cassa toracica e gli afferrò il cuore, senza lederlo però, lo strinse un po’ e basta, fissando con enfasi le espressioni di dolore che si dipingevano sul viso di Barak il paladino; subito delle guardie arrivarono finalmente e si immobilizzarono davanti a quella scena…..
Guardie: “Cosa stai facendo al nostro amato capitano?! Allontanati da li….”
Molte delle guardie avevano le lacrime agli occhi per ciò che stava accadendo al loro capitano, Barak era sempre stato un idolo per i suoi uomini, quasi come un padre per molti di loro che aveva allevato, ed era quindi amato da tutti specialmente dalle sue guardie. Ma a Zaraki Kenpachi tutto questo non importava, Barak lo aveva insultato e soprattutto aveva insultato Ner’zhul il suo dio, con il gesto che aveva fatto e perciò lo aveva punito con la morte unica punizione accattabile per Zaraki…..
Zaraki Kenpachi: “Prima che tu possa lasciare questo mondo Barak voglio dirti una cosa…..”
Zaraki si scoprì il pettorale destro e mostrò a tutti l’ideogramma…..
Zaraki Kenpachi: “Questo simbolo vuol dire Kenpachi e chi lo porta è solo il più forte, letteralmente significa “non importa quante volte verrò ucciso io non sarò mai sconfitto”, quindi Barak tu hai perso contro il migliore e perciò non darti pena avresti perso comunque ha ha ha !!” Barak: ”A me non importa perché io lascio questo mondo felice e senza rimpianti tu invece…..la tu anima verrà lacerata da mille agonie una volta che sarai morto e non avrai mai pace…..” Zaraki Kenpachi: “Mi dispiace ma ti è andata male anche questa volta, io voglio vivere per sempre e la mia anima non è più mia gia da un tempo…..”
Detto questo Zaraki con uno strattone strappo dal petto il cuore di Barak, ancora pulsante come gli aveva promesso, le grida di dolore del paladino riecheggiarono per tutto il passo Colpodascia, le guardie che assisterono alla scena si disperarono e si avventarono su Zaraki che fuggì agile e veloce giù dalla corda che il ninja superstite aveva lasciato, quest’ultimo lo afferrò una volta che toccò terra e insieme scomparirono. Riapparvero in una grotta situata all’interno di una montagna, nel centro dei monti Grigi. Li Zaraki si sentì lenire le sue ferite e il dolore sparì, in mano stringeva ancora il cuore di Barak che lasciò cadere, una persona avvolta da un manto nero e viola gli si avvicinò…..
Kel’thuzad: “Io sono Kel’thuzad eterno servitore del re lich, nostro signore Ner’zhul! Ti attendevamo Zaraki Kenpachi” Zaraki Kenpachi: “Ne sono sicuro!” Kel’thuzad: “Con l’uccisione di quel paladino tu hai definitivamente abbracciato il tu destino…..Sei pronto a percorrere il cammino che il nostro signore ha scelto per te?! Sei pronto a percorrere il cammino dei DANNATI!?!” Zaraki Kenpachi: “Come Ner’zhul desidera!!!”
Passarano anni e Zaraki Kenpachi, tramite il suo rosario, fù seguito in nuovi e duri allenamenti da Ner'zhul in persona, tant'è che arrivò a chiamarlo maestro. Un giorno come tanti, proprio come tutto cominciò, dopo il suo venticinquesimo anno di età, passato a studiare altre arti di lotta e strane tecniche, il suo signore chiamò.....
Ner'zhul: "Mio asceta il tuo rifiuto delle cose materiali, per rafforzare la tua volonta e come preghiera nei miei confronti è ammirevole.....Ma ora è giunto il momento delle tua partenza!" Zaraki Kenpchi: "Si maestro! Come desidera....." Ner'zhul: "Va e diffondi la mia parola come mio profeta! Tu sarai secondo solo a me!"
Zaraki partì e girò in lungo e in largo la Bretonnia e l'Impero, tra risse, omicidi, sbabbiate, balle da fogo e torate galattiche chi sà quante altre straosdinarie avventure affronterà il mitico ZARAKI KENPACHI.
Edited by Ner'zhul - 9/7/2008, 21:18
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