[MdT - l'equilibrio spezzato] Krovian Karkantus

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RI4M I DELT4
view post Posted on 23/4/2010, 08:16




Nome Reale: Krovian Karkantus
Soprannome umano:
Soprannome uratha: Calma delle Tempeste
Età umano: 35/40
Età uratha: 80
Gruppo etnico: Ukraino
Auspicio: Elodoth


Descrizione caratteriale
Probabilmente troppo euforico e troppo pacato,difficile da descriverlo caratterialmente, in quanto molto lunatico nel modo di fare. L'unica peculiarità che mantiene è la fedeltà ai compagni. Cerca sempre di calmare gli animi con modi prevalentemente gentili e pacati. Fa tutto cio che è in suo possesso per aiutare il gruppo, e si procura cio di cui non dispone ma che aiuterebbe..
Non ha un fisico d'azione. Preferisce provare a parlare prima di artigliare le persone.


Descrizione fisica
Magrolino in confronto ai suoi compagni, tuttavia si nota molto per l'abbigliamento molto appariscente, fatto con cose di alta classe che quasi ipnotizzano i suoi interlocutori in caso siano umani. Stile molto elegante quando ve ne è bisogno.

Colore del Manto
Colore grigio splendente con macchie tendenti al nero. www.freewebs.com/zahareth33/BlackGreyWolfePortrait.jpg]

Dettaglio
Nessun segno particolare o di riconoscimento, anche lui come il su compagno taciturno XIII è molto curato nell'aspetto fisico. Si è quasi del tutto liberato della villosità tipica da uratha, questo per un motivo più che altro basato nell'apparire verso chi si vuole convincere a fare un qualcosa, piu che per se stessi.

Edited by RI4M I DELT4 - 24/4/2010, 14:31
 
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RI4M I DELT4
view post Posted on 24/4/2010, 13:36




20 aprile 2010 Locus, Castello di Senyn
Krovian Karkantus


È sera, e come mi è solito fare mi ritrovo nella mia stanza a pensare.
È un periodo tranquillo per il Branco, i giorni trascorrono lenti e monotoni come sempre, e spesso ci si ritrova a rimuginare al passato, passato che abbiamo dovuto abbandonare…
Mio padre Kratian Karkantus, più di un secolo fa, trovò il modo di fare soldi per i tempi che correvano: industria bellica. Si ritrovò, all’inizio della prima guerra mondiale ad essere uno dei più grandi produttori di armi della Russia. Tuttavia sparì in circostanze misteriose qualche settimana dopo la fine del conflitto. Le autorità del tempo lo diedero per vittima di guerra e il suo intero impero passò nelle mie mani alla “tenera” età di 23 anni. Troppo giovane e troppo inesperto per gestire il capitale che avevo, ma i soldi pagano anche la fedeltà.
Era il 3 dicembre del 1930, notte fonda, una brezza leggera entrava dalla porta che dava sul corridoio, un freddo pungente. Krovian era inquieto da tutto il giorno ormai, e quella sera faceva fatica a prendere sonno, colpa di insistenti incubi che gli annebbiavano la mente… vedeva zanne e denti che gli laceravano la pelle, sogni di posti che mai prima aveva visto… Non era assolutamente sereno. Si alzò per andare a vedere chi della servitù avesse dimenticato una finestra aperta prima di abbandonare la casa.
Camminò per varie stanze seguendo la fonte di quel fastidioso spiffero gelido e si ritrovo davanti al vecchio studio di suo padre. La porta era chiusa e si chiese come fosse possibile che la finestra al suo interno fosse aperta, visto che l’unica chiave di quella stanza era appesa al suo collo: a nessuno era permesso entrare li. Lui stesso non ci metteva piede da mesi ormai. Slegò la chiave e appena la girò nella serratura la porta si spalancò, scaraventandolo a terra e procurandogli una contusione sulla nuca. Il dolore non era particolarmente forte e quando Krovian riaprì gli occhi si ritrovò con una curiosa situazione davanti: Un vento quasi palpabile fuoriuscire dalla finestra e un lupo di un colore molto simile alla terra. Krovian provava terrore, per quanto quel lupo emanasse un’aura di tranquillità intorno a lui. Si mosse verso la povera vittima con un lento passo e lo annusò.
Krovian rimase immobile, non sapeva cosa fare. Il lupo continuò ad annusarlo fino a quando non si bloccò, il suo sguardo si fece più crudo. Fece un ringhio e con un rapido balzo gli morse il braccio destro. Una smorfia di dolore si proiettò sul volto di krovian, un urlo lancinante fuoriuscì dalla sua gola. Dopo qualche secondo il lupo si girò e con un poderoso balzo uscì dalla finestra. Krovian era scosso, non riusciva a carpire il fiume di emozioni che lo investivano in continuazione e che quasi facevano passare il dolore della ferita in secondo piano.
Si alzò di scatto ed ebbe un mancamento, dato probabilmente dalla botta alla testa che aveva preso poco prima, avanzò fino alla finestra arrancando sui muri e la chiuse con un violento tonfo. I sensi incominciavano a mancargli, ma riuscì dal telefono della scrivania a chiamare un’ambulanza prima di cadere inerme al suolo.
I soccorritori arrivarono in meno di 2 minuti, fatto dato probabilmente dall’importanza sociale della vittima e dovettero sfondare la porta per raggiungerlo. Quando varcarono la soglia passarono al setaccio tutte le stanze della casa prima di trovarlo, lì, nello studio di suo padre. Al secondo piano.
Krovian riebbe i sensi dopo diverse ore, si svegliò in una camera d’ospedale con diverse flebo attaccate e il braccio fasciato e il sudore che gli bagnava la fronte. Durante tutto il periodo di mancamento tuttavia si ricordò di non avere un vuoto totale, ma una lunga serie di incubi che si ripetevano e che non erano mai stati cosi veri. L’idea che stesse diventando pazzo lo attanagliava ma il suo corpo non mentiva, i segni che erano rimasti sul suo corpo erano una chiara dimostrazione che non era stato tutto un brutto sogno. Purtroppo.
Dopo aver parlato con i medici 2 giorni dopo,stranamente, venne dimesso e poté finalmente tornare a casa, dove vi era la scientifica che cercava di capire in quale modo un lupo fosse arrivato al secondo piano di una casa, dentro una stanza chiusa a chiave e di come avesse fatto a balzare fuori, rimanendone illeso, e senza lasciare traccia…
Krovian dal giorno dell’accaduto continuo ad avere incubi sempre più frequenti, sembrava che qualcuno non volesse lasciarlo in pace. Si svegliava tutte le notti in preda all’agitazione con la ferita che provocava dolore e con le coperte bagnate dal suo stesso sudore, con la sensazione perenne di essere osservato. Non poteva andare avanti così. Aveva deciso di farsi vedere da qualcuno. Il più presto possibile.
La mattina dopo si svegliò, era particolarmente sereno. Gli sembrò di essere in paradiso per qualche attimo, fino a quando non scivolò sul tappeto e con il braccio ferito, o quasi visto che incredibilmente si era praticamente rimarginato, andò a sbattere contro un mobile. Il dolore sembrava vivo come il momento in cui venne morso.
La rabbia gli accecava la mente.
Incominciò a prendere a pugni il pavimento fino a farsi uscire sangue dalle nocche, poi a graffiarlo e li si rese conto che qualcosa non andava. Le sue unghie stavano diventando artigli, i suoi denti zanne. Sentiva nella mente un sibilo in una lingua che non conosceva, ma che sembrava avere un senso e una interpretazione. Tutto d’un tratto incomincio a cambiare aspetto, in maniera sempre meno umana. Incominciò a distruggere tutto ciò che aveva davanti, non aveva nessun controllo di se stesso. Aveva la forma di un enorme uomo lupo e quando era ormai a pochi metri dalla porta per uscire, queste venne divelta e un essere dalle sue stesse sembianze si scaravento all’interno dell’abitazione.
Krovian, se ancora si poteva chiamare così, ingaggio un combattimento senza senso, mirato solo a distruggere tutto ciò che gli si parava davanti, ma l’enorme figura che aveva varcato la porta lo soverchiò in pochissimo tempo e lo immobilizzò al suolo. Provava a dimenarsi come meglio poteva ma non riusciva ad alzarsi.
Passarono cosi un paio di minuti fino a quando la sua coscienza umana non ebbe il soppravvento, e provo ad incanalare tutti i suoi sforzi per tornare ad essere umano. Per lo stupore del suo assalitore, ce la fece. E prima di perdere i sensi udii una frase: “Sono Senyn, adesso verrai con me e avrai molte delle risposte che da tanto tempo stai cercando”. Dopodiché il buio, fino al risveglio in un lussuoso castello.
Senyn era li nella mia stanza, mi stava fissando ormai da un po’. Mi spiegò a grandi linee come sarebbe cambiata la mia vita, cosa avrei fatto da quel momento in poi e cosa non avrei dovuto fare per infrangere il delicato equilibrio che nei secoli si è instaurato tra gli Uratha delle varie tribù. Una sera mi portò in una stanza, c’erano anche gli altri componenti del branco. Pensai che era giunto il momento.

Il giuramento iniziò con la prima e piu sacra tra le leggi, quella che ci ricorda il nostro scopo e il motivo per cui esistiamo: Urum Da Takus; il Lupo deve cacciare, in onore di Padre Lupo.

Imru Nu fir Imru: Il popolo non assassina il popolo, questa legge ha avuto svariate interpretazioni in base alla tribù che la pronunciava. Ma Senyn le aveva dato una spiegazione molto giusta a mio riguardo, lui la intendeva come: Gli Uratha non uccido altri
Uratha per il semplice gusto di farlo, se essi fanno parte della propria famiglia tra l’altro viene visto come un peccato mortale in caso di cattiva fede.

Sih Sehe Mak; Ma Ne Sih: Gli inferiori onorano i superiori; i superiori rispettano gli inferiori. Al contrario di una buona parte di tribù, noi non vediamo questa legge per la sola ed egoistica smania di potere di Senyn, ma più come una scala gerarchica da rispettare in onore di chi ha fatto tanto nella propria vita, e continua a fare tanto. Lui non ci ha mai mancati di rispetto, e noi mai lo faremmo con lui.

Ni Daha: Rispetta la tua preda, si caccia per la fame, si uccide per la necessità. Non siamo alla pari di alcuni spiriti.

Uratha Safal Thil Lu’u: Gli Uratha si uniranno agli umani, perché nessun lupo si può accoppiare con un altro membro della sua specie senza creare un mostro, siamo tutti fratelli alla fine.

Nu Hulu Uzu Eren: Non mangerete la carne dell’uomo o del Lupo, perché per quanto potere
possano darti, ti divorerebbero lo spirito e ti avvicinerebbero sempre piu ad essere un animale senza ragione.

Nu Bath Githul: Il gregge non deve sapere, gli umani non devono sapere della nostra
esistenza per la nostra protezione. Uno scontro porterebbe solo dolore da entrambe le parti, e non capirebbero per quale motivo siamo cosi importanti per loro.


Il giuramento finì cosi, ne vidi altri in questo tempo e tutti molti simili tra loro, a dimostrare la coerenza di Senyn nel modo di vivere, cosa che comunque probabilmente era già scontata per tutti.
Passarono gli anni.
Io avevo dato al mondo una spiegazione un po’ bizzarra della mia morte, una insolita sparizione proprio come mio padre. Vero anche che visto il mio lavoro, la cosa che sembra più strana, è il fatto che non mi abbiano fatto sparire sul serio. Ma evidentemente sono stato un persona fortunata, che ha mantenuto a carico della famiglia Karkantus molte azioni e molti possedimenti. In fin dei conti i soldi non pagano tutto, o almeno non nel piano degli spiriti, ma su quello materiale sono una base fondamentale.
Senyn negli anni che passarono mi insegnò la via dell’onore, dell’astuzia, del saper giocare bene le proprie carte in ogni occasione e a fare dell’interlocutore che ho davanti un ignara vittima del mio volere. Mi insegnò i principi fondamentali del branco, della lealtà e della stima tra fratelli. Il vero scopo che abbiamo noi lycan su questo mondo e l’importanza e il giusto peso di soddisfazione che dà questa vita in confronto all’altra. Non tornerei mai indietro, per quanto il fatidico giorno sia stato il più brutto della mia vita.
Avere una vita spropositatamente lunga permette di fare esperienze di qualsiasi tipo, permette di studiare tanto che ho preso un dottorato in medicina, permette di affinare i sensi nel mondo che ci circonda. Ti da una diversa visione del mondo. Scopri tante cose che prima pensavi fossero lasciate al caso.
Tutto il branco ormai chiamava Senyn padre e tutti lo stimavamo, ma certe cose per quanto cerchi di tenerle celate si vedono e lui stava chiaramente morendo. Morendo di vecchiaia probabilmente, cosa molto inusuale tra gli Uratha. E il suo degrado iniziò dal giorno in cui decise di ospitare nel suo corpo il totem, essere in parte spirito ti logora la carne.
Non sapevamo che fare per tenerlo tra noi.
 
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