[MdT - l'equilibrio spezzato] Lucian Kelevra, L'amore della Luna

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Ner'zhul
view post Posted on 28/4/2010, 23:28




L'amore della Luna



CITAZIONE...
"...Non sei un mostro! Ma anche tu come me sei una fiera e benedetta creatura figlia del più splendido, potente e regale tra gli spiriti; perchè anche tu come me sei un figlio delle luna..."

Senyn rivolto a Lucian l'11 Ottobre 1845



CITAZIONE...
"...I miei primi quarant'anni di vita da semplice e fragile umano mi volevano far credere che il mio unico scopo e il mio unico desiderio erano quelli di avere una famiglia e crescere i miei figli, ma la fragilità di questa umana bugia è stata inesorabilmente illuminata dai candidi raggi della mia amata madre; quel giorno in cui lo incontrai ho capito che la mia esistenza è stata benedetta fin dal principio da un fato e da responsabilità molto più grandi di qualsiasi forza esistente al mondo; ma è solo grazie a lui che ho capito tutto questo e ora sta per lasciarci e quando lo avrà fatto sarà per sempre al tuo fianco splendida madre...ts quasi ti invidio..."

La preghiera di Lucian rivolta ad Amahan Iduth (la Luna) per la precaria salute di Senyn



"E' da tempo che non ho più ricordi riguardo il luogo in cui sono nato, di quei gironi ricordo solo una strana frustazione e senso di inutilità, ma soprattutto ne ricordo la rabbia.

Il mio corpo era troppo stretto per poter contenere l'esuberanza delle mie emozioni, ed era per questo che non facevo altro che combattere contro me stesso, per convincermi che era quello il mio posto, che era quella la mia vita e dovevo accettarla così per com'era ma non solo, combattevo anche contro chiunque osasse anche solo minimamente mettere in dubbio tutto ciò che mi imponevo di credere, era quello il mio modo di vivere, era quello il mio modo di vedere le cose.

A causa della mia irruenza ero...solo, ma avevo me stesso e mi bastava; troppo impegnato a convincermi che ero nel giusto, troppo impegnato a lottare contro qualcosa che non conoscevo, ma che sapevo essere dentro di me; questo insensato senso di oppressione mi dava tregua solo la notte, solo sotto il chiarore della luna.

Sempre aggressivo, sempre burbero da molti avrei potuto essere considerato un povero violento socipatico, il cui unico scopo era tormentare chi non lo aggradava, ma in realtà questo povero pazzo tormentava solo se stesso.

Poi, finalmente arrivò lei; bellissima e dolce, con una serenità interiore capace di placare tutte le mie selvagge emozioni, lei mi donò la calma, lei mi donò l'amore di cui avevo bisogno; il suo nome era Lorèn.

Gli occhi verdi come smeraldi e dai capelli neri come la notte, Lorèn mi amò come nessuno e non solo, mi regalò anche due figli Irna, la maggiore, bellissima avvolta da un'aura di serenità travolgente come sua madre e Vladimir, il minore, impaziente e dal carattere forte come suo padre; loro erano la mia vita e anche la medicina per la mia irrequietezza.

Passarono gli anni e finalmente la pace che cercavo arrivò, mi sentivo...bene, non avevo più bisogno di imporre a me stesso che quella che stavo vivendo era la vita per me, io mi sentivo al posto giusto e il mio corpo, finalmente, era abbastanza grande da contenere tutte quelle esplosive emozioni che fin da piccolo cercavo irrimediabilmente di sopprimere, finalmente ero sereno...o almeno credevo di esserlo.

Vivo e bruciante è il ricordo di quel giorno d'autunno ed è tutt'ora presente nelle mia mente, come è vero che le mie mani sono lorde del sangue delle uniche persone che io abbia mai amato; per quanto io possa compiere grandi gesta io ero, sono e sarò sempre un assassino.

Da qualche giorno ormai la serenità ritrovata in me stesso vacillava...i motivi all'epoca mi erano sconosciuti ma poi compresi...stavo tornando a casa, non ricordo ne il motivo della mia uscita ne dove mi ero recato, ricordo solo la voglia che avevo di riabbracciare i miei figli e la mia adorata moglie; la notte era buia e la luna in cielo era piena e splendente come non mai...soffia una leggera brezza ghiacciata che mi accarezza il viso...lo ricordo come fosse ieri... non mi coprii per riparami dal freddo anzi quel venticello era salubre e mi rinfrescava il viso, questo perchè una strana furia riscaldava il mio corpo e la mia anima, una furia che ancora doveva esplodere ma che non mi avrebbe fatto attendere molto prima di farlo.

Arrivai a casa, i bambini erano nei loro letti e giacevano fermi, assopiti sotto le coperte, il sonno dei piccoli era tranquillo lo capii dal regolare alzarsi del loro torace; mi diressi verso la stanza in cui io e la mia consorte giacevamo insieme, aprii la porta e lei era lì, distesa nel letto addormentata, anche in quel frangente la sua espressione era graziosa e dolce come se nulla potesse mai turbarla.
Mi svestii e mi distesi accanto a lei abbracciandola, lei si destò dal suo sonno sentendo il calore del mio braccio e subito si accoccolò meglio tra le mie braccia; ricordo ancora perfettamente come le piaceva essere abbracciata in quel modo...

Passarono alcuni minuti, Lorèn si era già riaddormentata, io risentii la brezza di poco fà accarezzarmi la schiena, mi girai e la finestra della camera era aperta; dirigendomi verso le ante per chiuderla fui ipnotizzato da qualcosa...una strana forza esplose improvvisamente dentro di me, senza nemmeno accorgermene il mio sguardo era fisso in cielo...era fisso sulla Luna.
Pieno e splendente il corpo celeste mi stava dicendo qualcosa, o meglio stava risvegliando in me quella furia che avevo dimenticato negli anni, quella selvaggia sensazione che giaceva nel mio cuore e che, anche se poteva sembrare, non mi aveva mai abbandonato; cominciai ad essere preda delle compulsioni, un dolore atroce, si sviluppò nella mia testa e cominciò a farsi spazio tra tutte le membra del mio corpo...i tendini, i muscoli, la carne e le ossa cominciarono a contorcersi, in me era risorto il mostro che ero riuscito ad assopire grazie all'amore della mia dolce Lorèn e dei miei figli; nonostante la forza delle compulsioni non caddi a terra e mi girai, il mio sguardo era rivolto verso mia moglie, che ormai, a causa del mio singhiozzare si era svegliata e stava seduta nel letto che mi chiamava, urlando probabilmente...non lo saprò mai...il mio udito era come spento, apatico verso qualsiasi rumore esterno, la sola cosa che sentivo distintamente era il martellare del mio cuore, bum...bum...bum, calmo e regolare come un battito di tamburi, mi spingeva verso mia moglie.
Ogni passo era lento e instabile...mi sentivo pesante; mi guardai le mani...il petto...le gambe, ogni mio arto pulsava, ingrossandosi sempre più a ogni pulsazione, un dolore lancinante mi squarciò la pelle, tutto il mio corpo era lordo di sangue, i miei occhi ora erano ambrati e splendenti come la Luna, erano gli occhi di una bestia predatrice...erano gli occhi di un mostro!

Mi risvegliai fuori da casa mia nel boschetto adiacente non so quanto tempo dopo, la notte non era ancora passata e la Luna era sempre lì alta nel cielo.

Ero nudo e fuori c'era un freddo terribile, o almeno lo immaginai...io scottavo, ribollivo di selvaggia rabbia...improvvisamente delle urla distanti, provenienti da dietro le spalle attirarono la mia attenzione, nella medesima direzione una colonna di fumo si alzava in cielo...corsi senza fermarmi e ciò che vidi mi spezzò il cuore.

La mia casa era in fiamme e all'interno giacevano i corpi squartati dei miei figli e di mia moglie...cosa avevo fatto? Cos'ero diventato? Un assassino ecco cosa...

Le mie mani puzzavano ancora del sangue dei miei cari, mi voltai con le lacrime agli occhi e corsi, non importava la direzione, non importava per quanto tempo lo avrei fatto volevo solo correre...trovai una pozza d'acqua e comincia a sfregarmi le mani per lavare via il sangue della mia famiglia, come per cancellare cosa avevo fatto, come per cancellare chi ero diventato...strofinai fino a scorticarmi e poi, un po' per lo shock un po' per la stanchezza, mi accasciai privo di sensi.

Ora come sono arrivato quì non ha importanza, ho capito cosa sono diventato negli anni di vagabondaggio e di solitudine che sono passati da allora, sarò anche un essere forte ma sono e rimmarrò per sempre un mostro ne sono sicuro, ma tu dici che mi puoi aiutare dici che sono di più di quello che sembro, ora che sai la mia storia sostieni ancora ciò...parla Senyn?"


Il falò illuminava appena il viso delle due figure sedute vicine ad esso, la persona a cui era rivolta la domanda si alzò e fece un passo avanti, in tal modo le danzanti fiamme del fuoco lo illuminarono meglio, rivelando un uomo ben piazzato sul metro e ottanata, dai capelli lunghi fino alle spalle neri corvino e dagli occhi più glaciali del ghiaccio stesso, il grigio intenso delle sue iridi celava chissà quali segreti e chissà quali verità; il torso nudo di Senyn era grande e coperto dalle sue braccia incrociate, che per più di metà erano avvolte da due avambracci in cuoio incisi con strani simboli; appena si intravedeva una collana di denti intorno al suo collo.

L'uomo, rivolto a colui che divideva con lui quel bivacco, parlò:

"...Non sei un mostro! Ma anche tu come me sei una fiera e benedetta creatura figlia del più splendido, potente e regale tra gli spiriti; perchè anche tu come me sei un figlio delle luna..."

"Figlio...della Luna?"

"Si è questo quello che ho detto! E ciò che brilla in cielo stasera ne è la prova...ora osservala, osserva nostra madre Amahan Iduth e libera la furia dentro di te, perchè se è vero quello che hai detto tu tra tutti i suoi figli sei il più combattivo e il più selvaggio...tu sei un Rahu e rappresenti il volto guerriero di nostra madre!"

Lucian alzò lo sguardo e ciò che Senyn indicava era una cosa splendida e lucente...era la Luna piena, alla sua vista Lucian si alzò e si strappò di dosso gli stracci che portava, il riachiamo di quel bellissimo astro celeste era troppo forte e invitante...subito le sue sembianze cambiarono divenne così un enorme essere dalle sembianze di un enorme uomo lupo, dal manto nero come la pece e dagli occhi azzurri e luminosi come due fari nella notte, le zanne erano lunghe e aguzze, gli artigli erano affilati e taglienti come rasoi, i suoi muscoli grossi e possenti come le montagne...non era più umano era un orgogliosa e regale bestia che trasmetteva selvaggia furia e immensa forza.

A quella visione Senyn si scompose appena:

"Sono solo all'inizio della mia ricerca e nel mio territorio ho appena trovato quello che sarà il mio primo figlio, sei più grande di qualsiasi altro Uratha io abbia mai visto e la tua forza è talmente tangibile nell'aria che potrei tagliarla con un coltello...ora tu verrai con me lascierai che io ti accudisca come devo e avrai tutte le risposte che cerchi...Lucian!!"

Da quel giorno passarono molti lustri, Senyn trovò altri figli e Lucian trovò di conseguenza molti fratelli.
Quello che una volta si definiva mostro ora era cosciente di essere un Uratha un benedetto della Luna ma un rinnegato dagli spiriti...era in piedi davanti al suo padre lupescho e a mente pregava per lui:

"Se non fosse stato per lui non avrei mai capito chi sono; i miei primi quarant'anni di vita da semplice e fragile umano mi volevano far credere che il mio unico scopo e il mio unico desiderio erano quelli di avere una famiglia e crescere i miei figli, ma la fragilità di questa umana bugia è stata inesorabilmente illuminata dai candidi raggi della mia amata madre; quel giorno in cui lo incontrai ho capito che la mia esistenza è stata benedetta fin dal principio da un fato e da responsabilità molto più grandi di qualsiasi forza esistente al mondo; ma è solo grazie a lui che ho capito tutto questo e ora sta per lasciarci e quando lo avrà fatto sarà per sempre al tuo fianco splendida madre...ts quasi ti invidio Senyn potrai sedere accanto a nostra madre e potrai correre con nostro Padre, prima o poi ti raggiungerò e potremo stare di nuovo insieme, ora però altri pensieri che la mia morte sono presenti nella mia mente, è la tua purtroppo padre!"

Ora Lucian aspettava che Senyn proferisse parola, probabilmente le sue ultime frasi da mezzosangue prima di scomparire per sempre dalla faccia dei due mondi...

Edited by Ner'zhul - 29/4/2010, 05:12
 
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