[Sine Requie - Sanctum Imperium] Fratello Giorgio da Pisa, Il Templare Eretico

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Nardu
view post Posted on 22/12/2011, 11:38




Anno Domini MCMLVI
Solstizio d'inverno
Rocca templare di Firenze


I
l mio nome è Giorgio e questa è la mia storia dal Giorno del Giudizio ad oggi.
Mi ritrovo a scrivere queste poche righe ben sapendo che se dovessero essere lette da qualcuno finirei smembrato e dato in pasto alle fiamme purificatrici dell'Inferno, ma questi dodici anni sono stati molto lunghi per me e il mio animo ne è rimasto sconvolto. Ho bisogno di parlare con qualcuno ma non esistono orecchie nel Sanctum Imperium a cui possa appellarmi, perciò cerco conforto nel nero inchiostro sulla pergamena.

P
rima del D-Day, che tutti chiamano ora Giorno del Giudizio o Inizio dell'Apocalisse, prestavo servizio nell'Esercito Italiano come medico da campo. Il mio compito era quello di recuperare i compagni che cadevano a terra feriti, prestar loro primo soccorso alla bella e meglio e trascinarli al più vicino campo medico.
Vidi corpi martoriati e sentii urla agghiaccianti e molti furono i giovani che morirono sulle mie spalle. Per molti mesi ebbi paura di chiudere gli occhi per timore di rivedere i volti dei giovani falciati dalla guerra.
Nonostante ciò svolgevo il mio compito senza lamentarmi e senza tirarmi mai indietro. Ero convinto di essere nel giusto e arrivai perfino ad uccidere in nome dell'orgoglio italico.
Quando i Morti presero a risvegliarsi nell'estate del '44 non venni sbranato vivo per un soffio.

M
i sembra opportuno fare un altro passo indietro. Prima della Guerra avevo una vita, una vita normale.
Nacqui il ventidue Aprile del millenovecentododici a Pisa, dove vissi e crebbi con la mia famiglia fino alla chiamate alle armi.
Mio padre, Federico Spada, era un brav'uomo che per guadagnarsi da vivere portava avanti il suo laboratorio e la farmacia, aiutando la gente a combattere malori e talvolta malattie. Io lo aiutavo ed è così che appresi le mie prime nozioni sulla chimica farmaceutica, la botanica e la biologia.

D
a quando i Morti iniziarono a farsi beffa del naturale ciclo della vita, lo Stato Italiano ci mise gran poco a cadere e a porre le basi per il dominio pontificio.
Io negli anni dei tumulti feci del mio meglio per sopravvivere ed eseguire gli ordini assegnati all'esercito dal Governo e dal Re.
Prima del 6 Giugno non avevo mai riflettuto sulla vita dopo la morte e sui concetti di anima ed aldilà, anche se furono più di una le occasioni in cui mi ritrovai sull'orlo del baratro a tirar le somme di una vita agli sgoccioli.
Fu il vedere i copri dei miei compagni, dilaniati da una mina, rialzarsi e cercare di sbranarmi che mossero qualcosa in me.
Il Papa parlava di Apocalisse e Giorno del Giudizio: bisognava purificare le proprie anime in quest'inferno terreno per raggiungere la salvezza eterna invece che cadere nell'oblio della dannazione. Io gli diedi ascolto...

Q
uando venne istituita la Sacra Militia abbandonai l'esercito e presi i voti come Francescano diventando un Missionario. Continuai a seguire le truppe che lottavano per mantenere al sicuro la gente dai Morti, assistendo i feriti e i morenti nei campi militari. Diverse volte fui schierato come fante di riserva.
Per lo più continuavo a fare quello che avevo imparato durante la Guerra. Cercavo i feriti, li soccorrevo e li portavo al campo; l'unica differenza era che con me avevo un'accetta e facevo a pezzi coloro che a mia discrezione non sarebbero sopravvissuti alle ferite nemmeno ricevendo assistenza medica.
Tutto l'orrore che vedevo mi rendeva da un lato sempre più arido e insensibile e dall'altro sempre più devoto alla parola del Signore e del Papa.
Mi piace pensare che furono le mie preghiere a continuare a salvarmi la vita nel corso di quegli anni.

F
u prestando servizio come Missionario che conobbi i Templari. Alcuni di loro venivano inviati a militare nelle fila dell'esercito e a guidarne le missioni più richiose. Vidi in loro la rappresentazione fisica del mio credo e del mio fervore, per questo avvicinai un Maestro esrpimendo il mio interesse a prestare servizio nell'Ordine.
Maestro Sebastiano era responsabile della rocca templare di Milano, da poco istituita per difendere le pianure cadute completamente in mano ai Morti, e m'invitò a raggiungerlo.
Divenni un Templare Errante e iniziai l'addestramento nell'uso delle armi, mentre le mie conoscenze di pronto soccorso mi rendevano un elemento importante per le missioni più pericolose. Presi parte alla liberazione di Torino, dove cadde il Gran Maestro, e di altre grandi città tra cui Firenze, Genova, Bologna, Padova e Venezia. Erano le più grandi conquiste e vanto dell'intero Ordine.
Rischiai la morte diverse volte a causa delle ferite riportate e ho su di me altrettante cicatrici. Una volta rischiai addirittura d'esser decapitato dai miei stessi fratelli che mi consideravano già defunto, ma mi ripresi in tempo per fermare la loro mano. Quella volta sacrificai il mio occhio destro nel nome del Signore.

S
otto le armi scroprii il mio Dono.
Non so dire quado questo accadde, come si sviluppò e quando me ne resi conto. Credo sia avvenuto gradualmente, ma ne presi coscienza all'improvviso.
Fui ben attento a verificare le mie teorie senza dar nell'occhio e senza farne parola con nessuno dato che l'Inquisizione non aspetta che un piccolo pretesto ed è sempre in agguato.
Dapprima ne fui molto spaventato, ma poi imparai a controllarlo, almeno in piccola parte, e la cosa mi tornò utile diverse volte.
Essendo sincero questa scoperta mi portò a pormi molte domande. Ero diventato un abominio? Un Eretico? Meritavo di esser messo al rogo?
Fu con questi dubbi che mi avvicinai ad alcuni fratelli che praticavano riti non consentiti dalla dottrina cattolica. Non vi era una rito o una credenza unica, ognuno seguiva la fede alla sua maniera, ma fu con loro che iniziai ad avere una visione più libera e personale del Signore che mi proteggeva e vegliava su di me in battaglia.
Un giorno uno dei fratelli fu scoperto a praticare preghiere non ortodosse e fu dato alle fiamme. Da allora non parlai più del mio Dono con nessuno.

A
merito dei servizi resi nel corso degli anni e grazie al fatto che fino a quel momento ero sopravvissuto senza perdere l'idoneità al combattimento e la mia utilità nelle crociate contro i Morti fui convocato dal Maestro che mi disse che era in procinto d'inviare una missiva al laboratorio benedettino per richiedere la costruzione di un nuovo Expiator. Il mio Expiator.
Significava che stavo per esser promosso al rango di Templare Adepto, un ruolo di prestigio e responsabilità.
Mi fu chiesto di scegliere un'incisione da riportare sulla lama dell'arma in commissione. Io scelsi "Mors tua vita mea".
Da quel giorno fui mandato in ferma stabile alla Rocca di Firenze ad addestrare gli aspiranti Templari.

L'
anno scorso conobbi il Dott. Pelagatti. Era una persona molto stimata tra le fila dei Templari, soprattutto perchè più di uno dei miei fratelli era disposto a giurare di essere sopravvissuto grazie alle nozioni apprese leggendo qualche parte del Sine Requie, il suo libro.
Purtroppo per il dottore non era un buon momento: si vociferava di un astio tra lui e il Papa e l'Inquisizione vi si gettava a piè pari.
Riuscii a farmi dare una copia del libro e lo studiai, senza dare troppo nell'occhio. Diceva moltissime cose sui Morti, alcune delle quali avevo già appreso per mia esperienza, mentre altre rasentavano l'assurdo come Morti senzienti e dotati di intelletto oppure ingrando di compiere gesta soprannaturali.
Ebbene sì, nel Sine Requie si parlava anche d'individui, vivi o morti, che senza un motivo apparente scoprivano di essere in possesso di particolari Doni e in grado di dar vita a prodigi, miracoli o talvolta maledizioni. Fui sorpreso di non essere l'unico, ma mi costrinsi a non farne parola.
Quando il mese scorso il Papa scomunicò il Dott. Pelagatti capii che la Chiesa non era più la sede della verità che avevo creduto in passato.

Fratello Giorgio da Pisa

 
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